Storie di vita quotidiana, rivisitazioni di classici, commedie e danza per la nuova stagione teatrale a Gualdo Tadino. Si inizia con l’intenso testo di Stefano Massini, interpretato da Ottavia Piccolo, “Occident Express”
di F.C.
Sette gli spettacoli in cartellone per la stagione di prosa 2018/2019 promossa dal Teatro Stabile dell’Umbria a Gualdo Tadino tra il teatro Don Bosco e il teatro Talia, con una piccola incursione nella città di Foligno.
Si inizia il 14 dicembre (teatro Don Bosco) con “Occident Express” di Stefano Massini che porta sul palco la storia di una donna anziana di Mosul (Ottavia Piccolo) che nel 2015 si mise in fuga con la nipotina di quattro 4 anni, lungo un percorso di 5.000 chilometri, dall’Iraq fino al Baltico, attraverso la cosiddetta “rotta dei Balcani”. Questa è la sua storia, la cronaca di un viaggio. È il diario di una fuga, è l’istantanea su un inferno a cielo aperto, ma soprattutto è una storia vera, un piccolo pezzo di vita vissuta che compone il grande mosaico dell’umanità in cammino. Un racconto spietato fra parole e musica, senza un solo attimo di sosta: la terribile corsa per la sopravvivenza. La musica suonata dal vivo dall’Orchestra Multietnica di Arezzo contribuisce a raccontare i mille luoghi attraversati dalla protagonista nel suo viaggio; la fantasmagoria di ambienti, climi, spazi diversi.
L’anno nuovo si apre con “Variegato” (12 gennaio al teatro Talia), interpretato dal Trio Le Capinere (Sara Cresta, Fabiola Battaglini, Maria Letizia Beneduce). Uno spettacolo diverso, non banale, che, grazie agli arrangiamenti musicali sofisticati e originali, all’incisività dei testi e all’interpretazione del trio, proietta il pubblico in un’esperienza emotiva unica, ricca di momenti intensi e di colpi di scena inattesi. Ambientato nel corso degli anni Trenta e Quaranta, lo spettacolo ripercorre, le canzoni più belle e significative di quel tempo. Teatro, canto, poesia, proiezione cinematografica, trasformismo, immagine, ritmi, sonorità romantiche o pittoresche e ben diciotto i personaggi sul palco che si alternano creando quadri emozionali sempre diversi per rendere lo spettacolo continuamente dinamico, intenso, travolgente e vivace.
Il 14 febbraio (teatro Don Bosco) sarà la volta di “Il racconto d’inverno” di William Shakespeare, con la Compagnia dei Giovani del TSU. Una favola nera, raccontata da un ragazzino di otto anni (il principe Mamillio) che ha per protagonisti due re, una regina, un vasto gruppo di nobili, un orso affamato, un furfante, una principessa che crede di essere una contadina, un principe che vorrebbe essere un pastore, una dama di compagnia che si mette al posto di un re, una statua di marmo che inaspettatamente prende vita. E poi balli pastorali e feroci processi a corte, morti improvvise e resurrezioni, mari in tempesta e cieli cristallini, tremende gelosie e ravvedimenti improvvisi. La potenza di questo testo risiede nel suo non volersi chiudere in un’unica, definitiva forma; nel suo essere una sorta di mostro a tante teste e dalle molte lingue, pie- no di spazi bianchi e salti temporali, che obbliga lo spettatore ad abbandonarsi e lasciarsi sedurre dal gioco favolistico.
Il 28 febbraio (teatro Don Bosco) si passa a un testo di Seneca, “Troiane”, che rivela una straordinaria modernità nel rappresentare il demoniaco che abita l’interiorità dell’uomo e il male di cui è capace, grazie anche a una lingua asciutta e affilata e a una struttura che, violando le unità aristoteliche, si avvicina a una scansione quasi cinematografica della narrazione. In una Troia avvolta dalle fiamme si intrecciano le dolorose vicende delle morti di Polissena, immolata sulla tomba di Achille per placarne lo spirito, e di Astianatte, figlio neonato di Ettore, alle quali le donne troiane assistono attonite e impotenti. Ma la vera protagonista della tragedia è la guerra, con il suo strascico infinito di lutti e dolori per i vincitori non meno che per i vinti.
Il 20 marzo la stagione si sposta al Politeama Clarici di Foligno Per “Le mille e una notte di Shéhérazade” balletto in due atti con i danzatori del Balletto di Milano. Shéhérazade letteralmente significa “figlia della città” ed è proprio l’appartenenza ad una comunità lo spunto dal quale sono partiti i due promettenti coreografi (Federico Mella e Alessandro Torrielli). Alla vivacità delle vie e mercati della Medina, animata dai suoi abitanti e caratterizzata dai profumi e i colori esotici del primo atto, si contrappone l’intima atmosfera dell’interno del palazzo dove la magnetica Shéhérazade ha salva la vita ad ogni alba poiché l’attesa del seguito dei suoi racconti innamora il Sultano. Il respiro favolistico della narrazione viene abilmente sottolineato dalle note sublimi di Aram Khachaturian, che affiancano la nota suite di Rimsky Korsakov.
Scritto, diretto e interpretato da Giobbe Covatta, il 28 marzo (teatro Don Bosco) va in scena “Scoop. La donna è superiore all’uomo”. Il comico tarantino presena una serie di interviste ad eminenti personaggi che la sanno lunga sull’argomento “razze”. La conclusione è che non si tratta di colore, origine o tratti somatici: il maschio è una razza inferiore, mentre l’unica razza superiore è la femmina. L’evidenza è che dall’infanzia alla morte il maschio genera e sostiene violenze, bullismo, scazzottate, malavita, ignoranza, congenita stupidità diffusa, presunzione innata. Se ne parla in scena con eminenti ospiti: “Dio”, un vecchio fascista “Ernesto Storacchio”, un membro maschile di nome “Clemente”, “Mesto” l’ultimo uomo dell’antropocene, “Dante Alighieri”, “Giacomo Casanova”, “D’artagnan” e molti altri esperti sull’argomento.
A chiudere il sipario sulla stagione il 10 aprile (teatro Talia) sarà “L’ospite” con Ciro Masella, che ne cura anche la regia, e Aleksandros Memetaj. Che cosa succederebbe se tornando a casa (la vostra casa, la vostra piccola e umile casa, messa su con tanti sforzi, con rinunce e sacrifici, con lunghe e faticose ore di lavoro) trovaste i cassetti aperti, gli armadi svuotati, i letti disfatti, le vostre cose sparse ovunque, cose che hanno una storia, che corrispondono ad affetti, eventi, avvenimenti, regali di compleanno… E che cosa succederebbe se, per un caso fortuito, riusciste ad immobilizzare chi ha compiuto questo scempio? Uno spettacolo che indaga il potere e la giustizia, il momento in cui nasce quell’assunzione di responsabilità, quel diritto-dovere che uno assume su di sé nel ritenere di essere all’altezza di giudicare ciò che è bene e ciò che è male, un desiderio di giustizia che nasce dall’impotenza. Uno spettacolo che non dà risposte ma che pone delle domande, semplici, che scaturiscono dall’inevitabile disagio della civiltà.