IL VELISTA TIFERNATE, DOPO AVER DOPPIATO CAPO HORN ED ESSERE ARRIVATO FINO AI GHIACCI DEL POLO SUD, HA INAUGURATO IL CIRCOLO VELICO CENTRO ITALIA E HA FATTO SCOPRIRE LA VELA AI RAGAZZI DISABILI
di Barbara Maccari
“Le mie esperienze in barca a vela devono servire da volano per far avvicinare le persone al mare e alla navigazione in senso più ampio, per avere contatto con questa disciplina meravigliosa che non è solo sport ma anche ecologia, relax e natura”. Questo è il Campriani – pensiero. La vela deve essere al centro di tutto, prima delle esperienze personali. Certo il velista tifernate, con un lavoro in banca e un amore sconfinato per la barca, di esperienze importanti ne ha vissute. La prima è stata nel 2010, quando ha realizzato la traversata atlantica controvento, poi nel 2011 è stata la volta di Capo Horn e nel 2013, assieme ad un equipaggio internazionale e ad un reporter di guerra, ha affrontato il freddo mare dell’Antartide. “La traversata più difficile sia dal punto di vista fisico che mentale è stata quella al Polo Sud. Un mese di navigazione intensa con un mare difficile e temperature glaciali, ma la soddisfazione alla fine è stata enorme. Tanto freddo, niente flora, ma tanti animali che non ti capita di vedere tutti i giorni: balene, leoni marini, pinguini. E’ veramente un altro mondo”.
Come e quando è nata questa sua passione per la barca a vela?
Sono figlio di genitori separati e sin da piccolissimo, dopo che mia mamma si è accompagnata con un signore proprietario di una barca, ho iniziato ad andarci, non ricordo nemmeno io che età avessi, da subito è stata una grande emozione. Sempre mia madre ebbe poi l’idea di iscrivermi, intorno ai diciotto anni, alla scuola prestigiosa del Circolo Velico Caprera dove ho frequentato tutti i tre livelli di specializzazione: per me questa scuola è stata una vera palestra formativa. Nel corso degli anni sono diventato anche bagnino professionale e istruttore UISP di vela e ho poi frequentato corsi di emergenza BLS.
Ha mai avuto paura durante le traversate?
Paura mai. Se sei concentrato su un obiettivo tutte le energie confluiscono lì e di conseguenza i timori e le ansie svaniscono. Credo che per fare questo sport occorrano comunque delle doti connaturate nella persona, ci deve essere un’attitudine a non farsi prendere dal panico in certe situazioni. Occorre poi un’ottima preparazione fisica e soprattutto mentale.
Che preparazione è necessaria per diventare un velista?
Durante l’anno la mia preparazione consiste in un allenamento in piscina, faccio 1,5 km al giorno a nuoto, e lunghe camminate. Le passeggiate in solitaria mi servono come training autogeno: mi isolo mentalmente dal mondo e ricreo una situazione psicologica simile alla barca.
Cosa deve avere sempre con se un velista?
In barca devono essere sempre presenti: cerate, stivali, guanti e un coltello da marinaio per i nodi. Io curo molto anche l’aspetto della sicurezza, per cui porto sempre con me un kit medico. Ho poi un kit di sopravvivenza con pane, olio, cioccolata, ed un kit tecnico e termico per scaldare il cibo, soprattutto nei mari più freddi.
Il segreto più grande che le ha svelato il mare?
L’analogia con la vita. Credo che la barca sia un’esperienza molto educativa e dia disciplina, per questo la consiglio sempre ai ragazzi. Per i più giovani la vela è una palestra di vita, qui si trovano di fronte le problematiche sociali (devono rispettare i ruoli ed i gradi), devono tenere pulita la barca, igienizzare i bagni, cucinare e contenere i consumi di acqua e cibo, stessa cosa per l’energia elettrica. La vela è un microcosmo della vita reale. C’è poi il contatto con la natura, con il mare. Andare in barca significa vivere la socialità a pieno.
Ha recentemente fondato il Circolo Velico Centro Italia con un ospite d’eccezione: Cino Ricci.
Con questa associazione abbiamo voluto portare anche a Città di Castello questo importante sport. Spero che le mie esperienze in barca possano servire da volano per far avvicinare le persone al mare e alla navigazione in senso più ampio, per avere contatto con questa disciplina meravigliosa che non è solo sport ma anche ecologia, relax e contatto con la natura. La presenza di una figura importante per questo sport come Cino Ricci, che è venuto a titolo gratuito, è stata per me un importante riconoscimento. Nel 2014 il Circolo avrà venti nuovi soci, speriamo di allargarci e di promuovere sempre di più la vela ad ogni livello.
“Vado a gonfie vele” è il nome del progetto (realizzato insieme al Comune di Città di Castello) dove è riuscito a portare in barca a vela i ragazzi disabili al Lago Trasimeno.
Vado molto fiero di questo progetto e il prossimo anno intendiamo proporlo di nuovo. I ragazzi, superata una piccola fase di adattamento sono subito entrati nel clima della gita, contribuendo alla gestione dell’imbarcazione e lasciandosi trascinare in un’esperienza vissuta in tutta sicurezza ma anche in modo molto autentico.
Progetti futuri?
Stiamo lavorando ad un progetto per le scuole. Il nostro sogno sarebbe quello di creare un’alternativa alla gita scolastica tradizionale, sostituendola con una cinque giorni in barca. In questo modo verrebbero coniugati più aspetti: quello culturale, con le visite a terra, quello paesaggistico, quello della navigazione e ultimo, ma più importante, quello della vita sociale a bordo.