La favola in musica di Giulia Zeetti per raccontare il viaggio di un bambino alla ricerca di risposte e di un uomo, ora chiamato Santo, che, senza remore o incertezze, tra sussurri e sguardi inorriditi, si spogliò delle sue ricchezze materiali per votarsi all’amore di Dio
di Francesca Cecchini
“Facciamo che questa grotta, anche se piccola, è una piazza” con queste parole si apre al pubblico ‘Cantico’ di Giulia Zeetti, rielaborazione personale dell’attrice e regista umbra del libro ‘Tutta la luce del mondo’ di Aldo Nove. Sul palco del Ridotto del Teatro Morlacchi di Perugia (in scena fino al 28 aprile), nella produzione del Teatro Stabile dell’Umbria, la Zeetti ci offre la storia dell’umile Francesco di Assisi vista però, come nel romanzo, da un’angolazione diversa, quella del nipote del “pazzo di Dio”, Piccardo. Il bambino, con occhi privi di malizia e con crescente ed arguta curiosità, vive la trasformazione dello zio in un limbo di emozioni portate da voci e brusii contrastanti intorno a lui che dividono il popolo. C’è chi lo ritiene Santo e chi, come la sua famiglia, lo vede come un tabù di cui è vietato parlare. Decide così di andar alla sua ricerca per capire cosa si nasconda in realtà dietro questa figura impervia.
Lo spettacolo D’altro canto, come recita il testo, “un giorno devi andare, la vita dura poco”. Un viaggio che il giovane compirà con cuore e mente aperti e senza alcun pregiudizio. Innocente è infatti l’animo del ragazzo che intraprende la coraggiosa via che lo porterà a conoscere quello zio, ricco di amore e ardimento, a cui, ci sembra, Piccardo sia tanto affine. Valga per questo l’episodio toccante dell’orso in piazza di cui prende le difese anche a discapito della propria (piccola) persona e l’affrontare impavido (seppur con il tremore dell’ignoto) il buio bosco consapevole dei pericoli che ciò comporta. Un percorso che l’attrice ci narra in un alternarsi di musica e parole accompagnata sul palco dalla Maestra Francesca Breschi (canto e harmonium) e dal poliedrico Peppe Frana (chitarra elettrica, loop station, liuto, tamburo). Una narrazione in musica non nuova alla Zeetti nelle cui corde pare essere elemento naturale tutto da ascoltare. Una voce per un coro immaginario di grande impatto accompagnato dalle note di brani tratti dalla tradizione gregoriana e dai Laudari composti ed eseguiti dai due musicisti. A fare da sfondo la scenografia di Ayumi Makita che sceglie gli elementi della natura tanto cari a Francesco rimandando (in primo piano) ad una foresta, segreto di Dio, sul cui sfondo appare la città di Assisi dove il “poverello” non viveva ma in cui era comunque “presente” in ogni angolo. E proprio lontano dalla città serafica arriva il momento di comunione tra Piccardo e lo zio, quello zio piccolo e fragile che non aveva mai paura, che non avrebbe mai potuto dimenticare e con cui, infine, condivide, privo di scetticismo, il segreto del mondo.