‘Dammi una mano’ arriva finalmente in sala a Perugia: il film a chilometri zero in cui la regista Raffaella Covino racconta tutta la forza e la creatività delle donne. Selezionato come film di apertura al Festival del Cinema Italiano di Miami, si trova a viaggiare in parallelo accanto a pellicole quali ‘Non essere cattivo’ di Claudio Caligari e ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ di Gabriele Mainetti.
di Francesca Cecchini
86 minuti per un film tutto umbro, dalla regista, Raffaella Covino, agli attori (Ilaria Falini, Olga Rossi, Roberta Bistocchi, Marta Pellegrino, Francesco Bolo Rossini, Silvia Fiorentini, Michele Nani) – unica eccezione David Riondino, che ne firma anche la canzone portante -, i luoghi (la pellicola è girata tra Perugia e Assisi), tecnici, assistenti e società audio e video (Promovideo e Sound Studio Service). Dammi una mano, presentato a Palazzo della Penna di Perugia, nasce tre anni fa da un’idea di Raffaella Covino in un momento in cui la regista, con la sua associazione Ogni Fotogramma, era pronta a partire con un progetto più ampio. Iniziano così i tre passaggi: “Il primo – asserisce la Covino – è stato trovare chi ci potesse supportare tecnicamente. Sono perciò andata dalle più grandi società umbre, Promovideo e Sound Studio Service, che ci hanno dato subito l’appoggio necessario. Si è cercato, poi, il modo di coinvolgere il più possibile gli umbri perché questo progetto, che è anche il motivo della realizzazione del film, si chiama ‘a chilometri zero’. Ho sempre pensato che non bisogna andare lontano e che tutto ciò che si cerca è molto vicino. Ho infatti trovato qualunque cosa mi servisse qui, in Umbria. Il secondo step è stato il crowdfunding. Ci siamo inventati lo slogan ‘compra il biglietto del film che non c’è’ e siamo riusciti a raccogliere una cifra che è servita per poter pagare le spese vive. Il terzo step è stato possibile grazie a tutte le persone che hanno partecipato investendo il loro tempo e la loro professionalità in questo progetto, in questo grande esperimento”.
Il 26 novembre il Comune di Perugia metterà a disposizione, ricambiando così la generosità di chi ha partecipato e sostenuto il film, il Teatro Pavone per la proiezione di Dammi una mano. Il film sarà in scena per tutti, addetti ai lavori e non, in seconda battuta al PostModernissimo dal 29 novembre fino al 7 dicembre (salvo proroghe). La storia, un’ironica commedia in agrodolce, è incentrata su Caterina, giovane psicologa, che vede sgretolarsi all’improvviso la sua vita perfetta. La morte del padre, debiti ereditati, uno scandalo di provincia che le infanga la reputazione, la rottura del suo matrimonio, la portano a brancolare nel buio più totale. Una serie di accadimenti rocamboleschi ed esilaranti le faranno scoprire che, per uscire da questo buio, occorre non fermarsi mai, rimanere sempre in movimento e appoggiarsi opportunamente alle persone vicine, come, nel suo caso, alle amiche Sara e Ludovica e alla sorella Viola.
La storia di Caterina sembra essere uno squarcio di vita quotidiana vissuto, più o meno drammaticamente, da quasi ogni donna. È facile ritrovarsi nella sua fragilità e poi nella sua forza. Perché l’idea di parlare di un tema tanto sensibile?
In quanto donna mi è venuto facile parlare di un’amicizia femminile perché questo legame tra la biografia, la scrittura e la vita è sempre un legame strettissimo, anche se poi le storie sono diverse. Mi è venuto in mente di raccontare una donna che vive il momento in cui, come spesso accade oggi, cambiano tutte le regole del gioco e si perdono tutte le certezze.
Raffaella Covino come ‘reinventa’ questa donna?
È una donna che perde tutto poi si rialza attraverso la creatività e, soprattutto, un vitalismo che, secondo me, caratterizza tutte noi. In Caterina c’è come una distanza profonda, un’esigenza di non mollare mai. Non si ferma mai e, alla fine, trova delle soluzioni inaspettate, piano piano tutto si risolve.
Parliamo del crowdfunding. Quali sono state le prime reazioni davanti alla richiesta insolita ed originale di pagare un biglietto per un film che non esisteva ancora?
L’idea è stata accompagnata da un grande lavoro e da una serie di eventi. Abbiamo fatto, ad esempio, un piccolo concerto, una gara di fumetto, un quiz sul cinema… Piano piano la gente si è così avvicinata e ha risposto al progetto.
Come arriva la partecipazione di David Riondino?
Francesco Bolo Rossini mi ha fatto conoscere Riondino. È stato un grande supporto perché ha sempre creduto in questo progetto e mi ha dato molte chiavi su come svilupparlo. Ha anche scritto l’omonima colonna sonora del film che è veramente bella. Invito il pubblico a rimanere durante i titoli di coda perché c’è una versione eccezionale. Per me racchiude tutto il significato di Dammi una mano.