Un giardino orientale magico in cui i bambini possono entrare, interagire con suoni e immagini ed ‘irrompere’ nel mondo delle arti, superando barriere di lingua e cultura. Frutto della collaborazione di un team poliedrico e affiatato di autori provenienti da diverse discipline delle arti visive e performative arriva al Teatro Cucinelli di Solomeo lo spettacolo della Compagnia Tpo

di Francesca Cecchini

Un cortile di luce colorata che ricorda un tappeto arabeggiante si appresta ad invadere il palcoscenico del Teatro Cucinelli di Solomeo, il prossimo sabato (ore 21), per permettere a grandi e piccini di immergersi in un posto speciale, Il giardino dipinto. La Compagnia Tpo, nell’ambito della stagione TSU, porta in Umbria lo spettacolo in cui il pittore Rebwar Saeed ‘ricrea’ a colpi di pennello un giardino magico dipinto con i suoi colori preferiti – giallo, blu, verde e rosso -, ispirato al suo paese d’origine, il Kurdistan. Un giardino-gioco in cui esplorare la bellezza della natura, i suoi elementi e il ‘sapore’ dell’infanzia. In scena due danzatrici si muovono sinuose nello spazio ed interagiscono con immagini che appaiono sul tappeto grazie ad un gioco di proiezioni. Anche i bambini potranno disegnare il loro giardino camminando o rotolando su questo tappeto sensibile. Grazie all’uso di tecnologie interattive la performance, diretta da Francesco Gandi, Davide Venturini e con le coreografie di Anna Balducci e Luisa Cortesi, si trasforma in un ambiente sensibile dove sperimentare il confine sottile tra arte e momento ludico.

Come nasce la Compagnia TPO e come si sviluppa questa specializzazione in teatro interattivo è Davide Venturini a spiegarcelo, il direttore artistico: “La compagnia nasce formalmente nel 1983. Ci siamo sempre occupati di teatro visivo ma la caratteristica attuale con la propensione per il teatro interattivo si sviluppa verso il 2000. L’idea arriva dall’incontro tra noi e l’ingegnere Martin Von Gunten che, vedendo che tipo di scenografie visive usavamo, ci ha proposto di sperimentare un sistema di sensori tattili che permettessero di far interagire immagini e suoni direttamente dai performers. All’epoca non esistevano i touch screen e gli Ipad ed immaginare questo palcoscenico visivo che funzionasse come un grande touch pad era una cosa assolutamente originale. Accettammo e investimmo nella ricerca per riuscire ad assemblare un insieme di sensori a pressione, metterli sotto un tappeto di danza e poi provvedere ad un cablaggio necessario affinché le immagini potessero essere pronte ad interagire. Il grosso di questa ricerca è stato fatto intorno al 2002 e chiamammo il set CCC, children’s cheering carpet. Il Lyrick Theatre Hammersmith di Londra ci commissionò un lavoro che è, appunto, Il tappeto dipinto, nella versione originale The painted garden. La produzione dello spettacolo realizzato nel 2004 fu fatta in collaborazione con il pittore curdo Rebwar Saeed, allora esule in Inghilterra”.

Come entra nello spettacolo Rebwar Saeed?

Rappresentò l’idea di un giardino orientale interpretandolo con la sua visione di pittore. Lo spettacolo si ispira un po’, inizialmente, alla sua storia perché all’epoca, per usanza, i giovani che emigravano dal Kurdistan, prima di lasciare il paese, andavano a far visita a tutti i parenti. Questi regalavano al giovane un oggetto simbolico. Nel suo caso, durante la visita, ciascun membro della sua famiglia gli regalò un pennello diverso. Lo spettacolo si apre con una prima immagine dei suoi pennelli con cui dipinge il giardino immaginario

Come ci appare il giardino?  

È diviso in quattro parti. Nella prima predomina il giallo, colore della terra, del sole, di tutto ciò che è necessario per iniziare a seminare il giardino. Nella seconda il blu rappresenta l’acqua, nella terza c’è il verde della vegetazione e nella quarta il rosso che è il colore dell’amore e delle relazioni che si vanno poi a creare all’interno del giardino. Ci sono due danzatrici che indossano costumi che richiamano un po’ gli abiti orientali e danzano dentro al giardino che fanno crescere, sviluppare. La caratteristica dello spettacolo è che le danzatrici introducono un ambiente attraverso una coreografia, poi, sono i bambini, scelti di volta in volta dal pubblico, ad interpretarne gli elementi. Vengono lasciati giocare all’interno dell’ambiente interattivo in cui i sensori reagiscono ai loro movimenti e alla pressione che loro stessi fanno sul tappeto.

Gli adulti si limitano ad osservare?

Dipende. In genere, a seconda del tipo di scena, dove è possibile, cerchiamo di coinvolgerli. Ovvio che l’interazione funziona meglio con i bambini per la loro agilità nel rotolare e muoversi ma non è escluso che un genitore partecipi e che danzi insieme al figlio.

Come reagisce generalmente l’adulto mentre osserva il bambino?

I genitori sono coinvolti perché vedono i figli reagire sotto un altro punto di vista, diverso dal solito. Il rapporto che hanno i bimbi con questo tipo di teatro è molto istintivo, non è guidato più di tanto, si ritrovano a giocare tra di loro con questa macchina e c’è un processo di scoperta. È interessante per i genitori osservare come i figli reagiscono a queste sollecitazioni.

È molto intimo…

C’è una dimensione rituale perché il pubblico è collocato tutto intorno al tappeto sul palco.

Vi è mai capitato di interagire con bambini con disabilità?

Si, ci capita frequentemente. Questo tipo di teatro si presta moltissimo all’interazione con bimbi con diverse forme di disabilità anche perché non si utilizza un linguaggio verbale. C’è piuttosto una relazione tra immagine e suono. Tendiamo sempre a coinvolgerli e ci prendiamo un tempo più lungo per permettere loro di interagire.

Il giardino dipinto è per massimo di ottanta spettatori. Consigliata la prenotazione.