A Città di Castello e Gubbio si aprono la stagioni di prosa curate dal Teatro Stabile dell’Umbria. In scena nuove produzioni, commedie, drammaturgie contemporanee e spettacoli di danza
Due le stagioni che sono in procinto di aprirsi al pubblico per il nuovo anno 2017/2018 nella zona dell’alta Umbria. Al teatro degli Illuminati di Castello e al comunale Luca Ronconi di Gubbio il TSU propone una serie di spettacoli volti ad accontentare tutti i gusti del pubblico. Tra commedie, testi di vita quotidiana, danza contemporanea e narrazione, entrambe le ouverture vedranno protagonista Ottavia Piccolo di una nuova produzione su drammaturgia di Stefano Massini.
Teatro degli Illuminati di Città di Castello – Su il sipario della stagione di prosa 2017/2018 il prossimo 26 ottobre con Occident Express, testo di Stefano Massini interpretato da Ottavia Piccolo che ci porta nel mondo di Mosul, anziana donna che si mise in fuga con la nipotina di 4 anni: ha percorso in tutto 5.000 chilometri, dall’Iraq fino al Baltico, attraverso la cosiddetta “rotta dei Balcani”. Questa è la sua storia, è la cronaca di un viaggio, è il diario di una fuga, è l’istantanea su un inferno a cielo aperto. Ma soprattutto è un piccolo pezzo di vita vissuta che compone il grande mosaico dell’umanità in cammino. Un racconto spietato fra parole e musica, senza un solo attimo di sosta: la terribile corsa per la sopravvivenza. La musica suonata dal vivo dall’Orchestra Multietnica di Arezzo contribuisce a raccontare i mille luoghi attraversati dalla protagonista nel suo viaggio; la fantasmagoria di ambienti, climi, spazi diversi. Il 17 novembre sarà la volta di Il berretto a sonagli con Sebastiano Lo Monaco, Gianna Giachetti, Maria Rosaria Carli, Clelia Piscitello, Lina Bernardi, Rosario Petix, Claudio Mazzenga e Maria Laura Caselli. Si prosegue il 7 dicembre con h3+, un viaggio ai primordi del mondo, oggi distrutto e poi rinato sotto forma di pioggia in una nuova terra riossigenata dal mondo vegetale. La memoria dell’uomo conservata nelle registrazioni di un vecchio registratore racconta il mondo che fu, che è e che sarà. Un Homo Selvaticus senza volto vissuto nelle ere dell’universo, compare e scompare, mostra pezzi di sé mentre ascolta il racconto della sua vita. La musica e i testi di Paolo Benvegnù sono il filo rosso della narrazione teatrale per questo affascinante viaggio dalla terra allo spazio interstellare. Il 15 gennaio apre il nuovo anno Le prénom, spettacolo che vede la regia di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière. Quarantenni a confronto tra colpi di scena, battute comiche, amicizia, rancori e legami profondi. Il 4 febbraio arriva in scena Il giuramento di Claudio Fava, con Nini Bruschetta. Le teste si possono tagliare o contare. Il regime fascista nelle università italiane scelse entrambe le soluzioni. Di teste ne contò milleduecento trentotto. Dodici furono quelle che tagliò. Eroi per caso di un’Italia civile a cui era rimasta solo quell’estrema risorsa di dignità: il diritto a un rifiuto. Accadeva il 13 novembre 1931. Il testo teatrale racconta di uno di loro. Si chiama Mario Carrara e quando il Rettore gli comunica la data e le prescrizioni del giuramento – fedeltà al re e al duce – Carrara capisce di non poterlo fare. Non giura. Non può. Non potrà mai più. Il giorno dopo le cattedre dei reprobi vengono immediatamente riassegnate. Nessuno dei nuovi docenti si tira indietro. Alla storia restano solo i nomi dei dodici che seppero dire di no a Mussolini. Mario Carrara fu uno di loro. Si passa, poi, alla danza il 23 febbraio con lo spettacolo modern Ósemán (il cielo) che nasce da una riflessione sulla luna blu, lo straordinario accadimento astronomico durante il quale si assiste al sorgere di due lune piene nell’arco di un solo mese. Alcuni incontri nella vita sono rari quanto la luna blu, e straordinaria è allo stesso modo la capacità degli esseri umani di provare un amore che sia puro ed incondizionato, frutto di una scelta libera, incurante delle rinunce o delle circostanze imposte dal destino. E così in Ósemán, la danza diventa a tratti docile e a tratti irruente, proprio come la nostra corsa dietro alla nuvola che si adegua ai percorsi e a i mondi da attraversare; il suo linguaggio fatto di piccoli movimenti e gesti, minuziosi dettagli e sfumature che hanno dello straordinario diviene eloquente e coglie in una esperienza unica il romanticismo e il sapore amaro dell’oblio. Ósemán racconta un momento in cui l’amore ci chiama a danzare, pullulanti, caldi, violenti e audaci, sotto un cielo in tempesta. L’ideazione, la coreografia e la regia sono di uno degli artisti più apprezzati in Umbria, Afshin Varjavandi. Il 9 marzo Lucia Calamaro porta a Città di Castello Anatomia di una solitudine, storia di Idea Vilariño, una delle voci più amate del Sud America che con le sue indimenticabili poesie ha segnato un’epoca. A chiudere la stagione sarà Qualcuno volò sul nido del cuculo di Alessandro Gassmann il 3 aprile. Il regista ha ideato un allestimento originale, elegante e contemporaneo e ha diretto un cast eccezionale. Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale.
Teatro comunale Luca Ronconi di Gubbio – Apertura di stagione domenica 29 ottobre anche a Gubbio affidata a Occident Express (Haifa è nata per star ferma), nuova produzione TSU interpretata da Ottavia Piccoleo, testo di Stefano Massini. L’11 novembre arriva sul palco eugubino Lettere di oppio con Tiziana Foschi e Antonio Pisu (anche autore del testo): nel 1860 il Regno Unito, a causa delle dispute commerciali per l’oppio, è in guerra con la Cina da diciotto anni. A Londra Margaret Wellington, una nobildonna devota ai suoi abiti eleganti, attende con ansia il ritorno dal fronte del marito George. A farle compagnia è Thomas, un giovane, cinico ma fidato maggiordomo, il cui compito è quello di rassicurare costantemente la donna, leggendo e interpretando, in maniera piuttosto eccentrica la corrispondenza del marito in guerra. Quello che la signora Wellington ignora è che il marito è deceduto, ma Thomas, per paura di perdere il lavoro, le legge delle finte lettere scritte da lui stesso e non sa come rivelare la verità alla donna di cui si è innamorato. Margaret, dal canto suo, non è così candida e ingenua come sembra e ad un certo punto i ruoli s’invertono. Il 3 dicembre si prosegue con Todi is a small town in the center of Italy di Livia Ferracchiati in cui quattro giovani tuderti accompagnano il pubblico in un viaggio nei meandri della provincia italiana. Michele, Stella, Elisa e Caroline, una piccola tribù di trentenni che vive con proprie regole e ritmi, dagli appuntamenti preceduti da note vocali su whatsapp agli incontri fatti di routine e noia, dalle chiacchiere a vuoto ai passatempi inventati. Un quinto personaggio, un documentarista, connette finzione e realtà: studia e annota le caratteristiche della città e dei suoi abitanti. Come si vive in un piccolo centro in cui tutti conoscono tutti? Cos’è che a Todi è “meglio non fare”? Queste sono alcune delle domande che sono state poste veramente ad oltre centodieci tuderti e che il lavoro mira a restituire in parte attraverso un collage che spezza e sostiene la storia dei protagonisti. Venerdì 15 dicembre si passa alla commedia con 100m2 interpretata da Sandra Milo, Giorgia Wurth ed Emiliano Reggente. Carmen, ottuagenaria in gamba ed esuberante, decide di vendere in nuda proprietà il suo appartamento a Sara, una giovane morigerata, fin troppo responsabile e strutturata. Carmen sembra felice, sebbene cardiopatica, è un’inguaribile ottimista che ama i suoi abiti appariscenti e i suoi discorsi chiari. Sara è molto sicura di sé, e nonostante sia nel pieno della vita, ha sempre un occhio all’orologio, ha paura di divertirsi e non osa rischiare. Ne nasce un confronto tra due donne che affrontano la vita da punti di vista assai distanti dando il via a una divertente e inimmaginabile relazione, a gag esilaranti e a teneri siparietti in un’alternanza di insospettabili cambi di direzione della trama e degli eventi. Il 2017 si apre con Caruso per la regia e coreografia di Mvula Sungani. Un omaggio all’Italia e a due artisti che negli ultimi secoli l’hanno resa grande nel mondo: Enrico Caruso e Lucio Dalla. Le loro canzoni e arie, unite a creazioni originali di musica etno del gruppo Unavantaluna, fanno da sfondo a uno spettacolo suggestivo ed evocativo. Un percorso narrativo contemporaneo, frutto di un viaggio autobiografico nelle esperienze del coreografo, che ama contaminare e fondere i generi partendo dalla tradizione popolare e che si muove sul filo delle emozioni, per raccontare l’Italia e la magia dei suoi luoghi e della sua tradizione artistica. Il 20 gennaio sarà la volta dell’anteprima nazionale di I have a dream (le parole che hanno cambiato la storia) di Gabriele Guidi ed Ennio Speranza, con Valentina Lodovini e Ivano Marescotti. In scena alcuni dei più significativi discorsi che hanno contribuito al corso dell’umanità. Da Demostene a Martin Luther King, passando per Pericle, Robespierre, Lady Astor, Ghandi, Kennedy, Churchill, Fidel Castro, Mandela e molti altri fino a Umberto Eco. Parole che, grazie alla straordinaria attualità delle tematiche affrontate (democrazia, identità etnica, ruolo delle donne, eccidi, intolleranza religiosa, ma anche arte e letteratura), consentono di rivivere eventi che appartengono alla memoria storica della collettività. Durante lo spettacolo intervengono alcune voci fuori campo affidate a Gigi Proietti, Rosario e Beppe Fiorello, Catherine Spaak e Arnoldo Foà. Altra produzione TSU il 22 febbraio con Pueblo di e con Ascanio Celestini che in questo nuovo spettacolo crea ancora una volta un ritratto dei margini della società e invita lo spettatore a identificarsi con i suoi protagonisti. La vedova scaltra il 13 marzo porta in scena la commedia di Carlo Goldoni per la regia di Gianluca Guidi. In una locanda della città più bella e affascinante del mondo, Venezia, quattro pretendenti sono affascinati dalla bella vedova de’ Bisognosi. Tutti ricchi, benestanti e discendenti da famiglie blasonate, tutti affascinati dalla inarrivabile Rosaura, la vedova scaltra. A chiudere la stagione il 16 e il 17 febbraio sarà Lisistrata (colei che sceglie gli eserciti), spettacolo fuori abbonamento dal testo di Aristofane, regia di Laurent Deneveaux. Un viaggio comico ed esilarante nell’Antica Grecia. Immersi nella calda luce dell’Egeo, accompagnati da musiche e danze antiche, rivivremo le vicende comiche attraversate dal tema del potere dell’eros che hanno visto le donne di Atene, Sparta e di tutta la Grecia unirsi con l’unico scopo di far cessare la guerra. Un esempio quanto mai attuale di come le donne unite e non divise possono cambiare le sorti dell’umanità.