A chiudere la trilogia di spettacoli tratti dagli scritti di William Shakespeare, debutta al teatro Subasio di Spello la nuova produzione Fontemaggiore. La regista Beatrice Ripoli ci porta nel mondo incantato di Oberon e Titania con “Sogno”
di Francesca Cecchini
Liberamente tratto da Sogno di una notte di Mezza Estate di William Shakespeare arriva al teatro Subasio di Spello domenica 29 ottobre Sogno, nuova produzione Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale ideato e diretto da Beatrice Ripoli. Lo spettacolo, rivolto ad un pubblico eterogeneo a partire dai cinque anni in su, è l’ultimo di una trilogia di produzioni tratte dagli scritti del bardo inglese di cui fanno parte Enrico e Quinto e Riccardo III. In scena Oberon e Titania, re e regina delle fate, bisticciano sempre portando scompiglio nel bosco incantato. Puck e Fiordipisello, loro fedeli servitori, che da poco hanno scoperto di nutrire sentimenti quali l’amore, sono trascinati nel litigio dei sovrani. Grazie ad un fiore fatato, l’armonia sta per essere ristabilita, ma sopraggiungono nel bosco degli esseri umani con le loro vicende amorose, i quali distraggono gli esseri magici dalle loro faccende. Qualche errore complicherà l’ingarbugliata vicenda, ma l’amore tornerà a trionfare nel cuore degli umani e l’armonia a regnare nel bosco.
La drammaturgia è collettiva. Seppur infatti la regista ha stabilito l’impianto drammaturgico, parte del testo si è venuto a definire durante le prove, momenti in cui la Ripoli ha lasciato spazio al’improvvisazione dei “quattro attori ben assortiti”, protagonisti di un palcoscenico senza orpelli.
Dopo i primi due spettacoli, Sogno nasce anche dall’idea di provare a rivolgersi ad un pubblico di “piccoli” spettatori. “Come ben saprai – ci spiega Beatrice Ripoli – è la commedia che meglio si adatta allo scopo e che può subire un fascino particolare per i bambini, considerando la presenza dell’elemento magico e anche dell’amore”. Prima del debutto un’anteprima ha permesso di verificare la risposta degli spettatori. Il risultato è apparso subito più che positivo. Il lavoro è stato complesso e definirlo una “semplificazione dell’opera shakespeariana” sarebbe troppo riduttivo. Il progetto che si è sviluppato ha consentito di tralasciare alcune parti e concentrare la storia sui quattro personaggi magici del bosco: Oberon e Titania e Puk e Fiordipisello, una sorta di corrispettivo al femminile dello stesso Puk. Quattro attori, dunque, in scena che, grazie all’utilizzo di alcune maschere (non solo ideate ma realizzate artigianalmente dalla stessa Ripoli), permettono ai comprimari di “ trasformarsi” anche negli “umani”.
“Le maschere sono molto scenografiche e accattivanti – spiega Ripoli – realizzate con lo scopo di semplificare le scenografie, rendere tutto molto più agile. Lavoriamo soltanto ed esclusivamente sugli attori che, dismessa la maschera, diventano i quattro amanti, gli umani che si ritrovano nel bosco. Poi, si sviluppa l’intreccio noto”. Un intreccio che sul palco, in questa produzione, è stato ovviamente ridotto e l’attenzione è stata posta “Solo alla zona centrale della commedia, relativa al bosco, agli amanti, agli elementi magici”, con tutta la necessità di portare comunque in scena almeno otto personaggi.
Le maschere, inoltre, come già accennato, hanno anche una funzione scenica. La ricchezza della loro struttura riporta agli elementi naturali, ragion per cui non è stato necessario comporre una scenografia artefatta per accompagnare la storia: “Ho cercato di portare nella maschera l’elemento boschivo. Per questo, arricchendole molto, abbiamo potuto semplificare i costumi e le scenografie”. Non semplice però dare un taglio ad una commedia composta da Shakespeare ma la creatività della regista è stata la chiave di volta per trovare la soluzione. “Considera che in scena c’è un elemento fondamentale per la nostra storia: un palloncino apre la scena e rappresenta il sogno d’amore per cui litigano Oberan e Titania. All’inizio della commedia Titania, portando via questo palloncino, porta via il sogno, quindi, è lei a rompere l’incantesimo e l’equilibrio del bosco e degli amori”. Il tema dell’amore è fondamentale e viene evocato in tutti gli elementi del testo. La Ripoli ha cercato di non tralasciare nulla della trama più incisiva dell’opera. Anche Ippolita e Teseo, che non vediamo, sono presenti nelle figure di Puk e Fiordipisello.
Se la scenografia è scarna, solo il palloncino e un dondolo, il gioco di luci è invece fondamentale e predominante. E sarà accompagnato non da una narrazione musicale, bensì da effetti sonori boschivi che accoglieranno il pubblico già all’entrata in platea, aiutandolo ad immergersi in un paesaggio naturale e suggestivo, forse onirico, proprio come quello di un sogno.
La messa in scena – si legge nelle note di regia – vuol mettere in evidenza, oltre gli aspetti magici della commedia, la contraddittorietà delle situazioni e delle emozioni vissute dai personaggi: il loro dubbio, sul quale si interrogano spesso anche i bambini, su cosa sia reale e cosa non lo sia, è affrontato in modo leggero e divertente. Facendo leva sulla potente immaginazione infantile, capace di immedesimarsi in situazioni in cui i confini tra sogno e realtà sono sfumati. Lo spettacolo riflette infatti le caratteristiche del “pensiero magico” dei bambini: sono loro a scegliere cosa sia reale e cosa no e a creare la propria identità di fronte al mondo.
Sogno ideazione e regia di Beatrice Ripoli, con Daniele Aureli, Enrico De Meo, Greta Oldoni e Valentina Renzulli, maschere e costumi Beatrice Ripoli, foto di scena e fonica di Pino Bernabei, luci a cura di Pino Bernabei e Luigi Proietti, produzione Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale. Domenica 12 novembre lo spettacolo aprirà anche la rassegna Teatro di domenica del Teatro Brecht di Perugia.