di Francesca Cecchini e Marco Zuccaccia

Dall’Umbria verso il Lazio con una valigia piena di sogni ed un microfono pronto ad esplodere

Nell’ambito della seconda edizione di Sunset Jazz Festival, in pieno svolgimento in Sabaudia, inserita nel cartellone in programma in uno dei quattro stabilimenti che ospitano la kermesse musicale, troviamo la bellissima e profonda voce di un’artista umbra. Ad esibirsi infatti domani, 18 luglio, al calar del sole, sarà l’assisana Elisa Tonelli (Tordandrea di Assisi per la precisione). Seppur abituati ad ascoltare dalla cantante un connubio di sonorità antiche e sound contemporaneo, per l’occasione, l’artista, in linea con la manifestazione volta, come si evince dal titolo, a valorizzare il genere jazz, accompagnata dal No Stop Jazz Quartet (Marco Onorato, Gabriele Manzi, Fabrizio Siraco e Marco Malagola), salirà sul palco per rivisitare in chiave moderna alcuni brani che spaziano dal jazz al pop, fino ad arrivare alla musica latina.

L’abbiamo raggiunta telefonicamente un po’ incuriositi dalla sua versatilità, un po’ vogliosi di  accompagnarla nel magico viaggio verso  la terra della Maga Circe e di Ulisse…

Durante il Sunset Jazz andrai un po’ “fuori genere” musicale, rispetto alle tue sonorità originali, più legate al folk-popolare. Come riesce Elisa Tonelli a spaziare tanto e a mettere la stessa passione in qualcosa che (forse) le appartiene “meno”?

“Tutto ciò che mi riguarda mi appartiene, il filo conduttore é la mia voce ma c’è anche la voglia di sperimentare e vivere l’incontro con dei musicisti davvero bravi. Pur avendo seguito un percorso accademico jazz non approfondisco questo genere rispettando “le regole”, metto ciò che sono io ora facendomi piacevolmente condizionare dal carattere musicale degli strumentisti che mi accompagnano”.

Come nasce la collaborazione con il No Stop Jazz Quartet e come siete arrivati al festival sabaudo?

“Li Conosco da anni come musicisti e come persone. Collaboriamo dal 2013 in vari progetti jazz. I ragazzi suonano insieme da molto tempo, il loro é un quartetto strumentale, quando arriva la cantante (io!)  si mischiano le carte, propongo… creo… distruggo…

Nonostante la distanza geografica (abitano tra Latina, Roma e Anzio) mi sembra di vederli e suonare con loro tutti i giorni”.

Un’esibizione sul palco laziale proprio mentre a Perugia è in svolgimento Umbria Jazz. Ci viene spontaneo un parallelo e  ci chiediamo se questo è un “passaggio” da considerarsi positivo (là dove in Sabaudia si viva una ricerca forse più accurata dei giovani talenti musicali ed essere chiamati “in trasferta” è sempre un elemento di pregio) o negativo (perché comunque essere valorizzati nel proprio di territorio è sempre una soddisfazione che crediamo un musicista senta molto)…

“Il Sunset é un festival giovane. E’solamente alla seconda edizione ma è curato con tanto entusiasmo seppur iniziato quasi per gioco. Ha la sua dignità ma non possiamo paragonarlo ad UJ. Sarebbe bello poter cantare a Perugia ma Sabaudia non è da meno… poi in Umbria non c’è il tramonto sul mare!!!!”.

Dove andrà Elisa Tonelli dopo il Sunset Jazz Festival?

“Un giorno alla volta… vedremo. Ho i miei impegni musicali estivi  col duo voce e chitarra (Michele Rosati) piuttosto che col No Stop Jazz 4et e soprattutto siamo in piena attività di produzione spettacolo FERTILE”!

“Fertile”, prodotto da te e da Gabriele Manzi, è il progetto che unisce musica antica e jazz che presenterai al termine del’estate in Umbria. Puoi darci qualche anticipazione su come è strutturato il disco?

“Il disco è fantastico.

Tanti musicisti, tante sonorità… sperimentazioni e qualcosa di sacro che aleggia nei contenuti”.

Una volta, parlando, ci hai raccontato che hai iniziato a cantare da bambina sulla scia delle canzoni che intonava per te tua nonna. Quando Elisa inizia a cantare, oggi, cosa le è rimasto dentro dei suoi momenti con la nonna e, dunque, cosa sale con lei sul palco? 

“Io canto delle storie, non a caso uno dei miei primi dischi fatto con Les Trois Comó si chiama “storie quasi vere”. La storia può essere in “Little Wing” di J. Hendrix, in “Cristal Silence” di C. Chorea, nelle Cantigas di Alfonso El Sabio o nel “Somaro di Natale” (il brano mio e di Mannelli in Fertile).

Davanti hai persone che vogliono sentirsi dire qualcosa, se vuoi fare musica devi aver qualcosa da dire”.

Per chiudere, hai voglia di regalarci lo stralcio di una strofa del brano di “Fertile” che per te ha un particolare significato, spiegandoci, se ti va, il perché della sua importanza?

“Nonostante il costume e i 38 gradi di Sabaudia la prima strofa che mi viene in mente é nel Somaro di Natale:

“…é mezzanotte  ‘l monno s’è fermato e anche le stelle vanno a chiappá la luna pe accende cannelle…”

Il somaro nella tradizione popolare é simbolo del non sapere, dell’umiltà, della testardaggine. A livello simbolico é la parte grezza che contiene e che verrà trasformata. Il Somaro di Natale accompagna un Dio a nascere. A mezzanotte tutti gli esseri rimangono immobilizzati, il mondo naturale é in completo silenzio e quando tutti capiscono cosa sta accadendo, cominciano a celebrare quell’istante: gli angeli prendono gli strumenti, le stelle per essere ancora più luminose vanno a prendere la luce della luna per accendere delle candele e  il somaro? In quella magia, nel suo essere sgraziato e in disparte raglia facendo sembrare il suo ih-oh il suono di una campana a festa.

Ma le storie davanti al caminetto le lasciamo per l’autunno, ora godiamoci il sole, il mare e il jazz”!

(fotografie di Manuela Capitanucci e Giuseppe Maria Cavallo)