Orgoglio, privilegio e responsabilità dettati soprattutto dalle storie di centinaia di vite che si intrecciano trecentosessantacinque giorni all’anno in ognuno dei 10 rioni e che costituiscono una vera e propria “comunità quintanara”, questo e tanto altro è ciò che ogni anno rinasce più forte tra le vie di Foligno. Dal lontano 1946, quando un gruppo di cittadini folignati ripresentò la manifestazione della “Giostra della Quintana” alla cittadinanza, di tempo ne è passato, e l’evento è cresciuto, allineandosi anche all’evoluzione della comunicazione massmediologica, dalla carta stampata alla televisione, dalla radio alle applicazioni Apple

La prima e la seconda Quintana furono effettuate sotto il patrocinio della Società del Mutuo Soccorso. Poi una delibera assembleare dichiarò la propria autonomia dal 1948; l’Ente Giostra fu riconosciuto autonomo solo nel 1952 con un decreto del Prefetto di Perugia, emesso il 26 di maggio. La Quintana si compone di numerosi eventi che scorrono musicalmente componendo un disco sociale alternativo,un’organizzazione che è il nocciolo di tutte le attività di cui la manifestazione è condensata. L’evento avviene due volte all’anno, a giugno e settembre, ed ogni anno la festa “quintanara” ama scommettere su se stessa, sulla capacità di costruire una ricorrenza, di stupire cittadini ed ospiti, ma anche di alimentare quel clima di frenetica aspettativa e curiosità nel quale ci si immerge spontaneamente. La ragnatela di eventi che intrecciano il programma, va dalla cena grande alla corte di palazzo Trinci, alle prove ufficiali della “Giostra” al Campo de li Giochi, dall’attesa apertura delle taverne dei dieci rioni punteggiati tra i vicoletti della città, al gareggiare di convivi, fino ad arrivare agli eventi nodali, ovvero la Lettura del Bando e Benedizione dei Cavalieri ed il Corteo delle Rappresentanze rionali in costumi sfarzosi. Quest’anno l’elegante defilé dei figuranti cadrà venerdì 17 giugno 2011, ed il giorno seguente ci sarà la fine della manifestazione, segnata dalla “ giostra della Quintana”, al Campo de li Giochi “M. Formica e P. Giusti”, che avviene in una suggestiva sfida notturna a giugno, e diurna a settembre. Lo scopo dell’agognato palio, che consiste nella sfida tra i dieci cavalieri appartenenti alle diverse contrade, i quali gareggiano in armatura in sella ad un cavallo, è di infilare i fatidici 9 anelli divisi in tre tornate, con tre diversi diametri sempre di dimensioni minori (8, 6 e 5 cm). Alla fine il cavaliere che riesce a realizzare il punteggio maggiore con il minor tempo, si aggiudica il Palio della Quintana, che verrà assegnato al termine della competizione al “Campo de li Giochi”.

I protagonisti, i rioni Dieci grandi focolari attorno ai quali da oltre 60 anni i folignati crescono imparando la virtù del lavorare insieme per un obiettivo comune, questo è oltre ogni lustrino ed anello, la Quintana. Dunque i rioni, che raccolgono quella moltitudine di cittadini che ragionano, costruiscono ed immaginano insieme, sono il filtro attraverso il quale si espleta la Quintana. Al momento della riproposizione dell’evento quintanaro nel 1946, si è pensato di ripartire convenzionalmente la città in dieci rioni, allo scopo di far correre un cavaliere per ogni Rione e permettere così la partecipazione all’evento dell’intera cittadinanza. La denominazione dei dieci rioni (Ammanniti, Badia, Cassero, Contrastanga, Croce Bianca, Giotti, La Mora, Morlupo, Pugilli, Spada) che si contendono due volte l’anno il Palio, riproduce sostanzialmente quella di una parte dei diciassette Rioni in cui Foligno è stata suddivisa tra il XIII e il XVIII secolo, mentre i relativi stendardi sono tratti da fonti iconografiche elaborate nella tarda età moderna. Il cuore nevralgico e decisionale delle attività rionali sono appunto le taverne, disegnate da muri in pietra e splendide volte a mattoni, dove al suo interno vengono servite ricette seicentesche, opportunamente adeguate per rispondere ai gusti moderni e preparate utilizzando i prodotti tipici dell’Umbria. Umbricelli pomodoro e basilico, polenta con la fagianella, agnello da latte farcito al tartufo, mangiare in taverna è come fare un salto indietro nel tempo rivivendo, per una sera, un’atmosfera tipicamente seicentesca.

Il “Campo de li Giochi” E’ il grande contenitore delle emozioni dei quintanari, il luogo della sfida tra i cavalieri, in cui si consumano attese e passioni dei tifosi popolani delle dieci contrade. Il posto del confronto di perizia ed agonismo, in cui combattono amore e potere. È lo spazio a forma di “otto”, per anni campo del Foligno calcio, riservato poi alla Giostra da oltre sessant’anni ed oggi intitolato a due grandi cavalieri che hanno scritto la storia della competizione equestre e resi grandi i sogni di vittoria delle contrade: Marcello Formica e Paolo Giusti. Nella versione attuale il Campo de li Giochi può ospitare circa ottomila spettatori.

La lancia, il cavallo e gli anelli La lancia è l’elemento su cui si fermano i sogni di vittoria del Cavaliere  e del rione che ritrae. E’ con essa che si debbono infilare gli anelli appesi al braccio destro della Quintana, ovvero la statua lignea posizionata al centro del campo. Il cavallo. Fedele amico del cavaliere, simbolo del rione ed elemento portante della Giostra, frutto di cure di esperti che dedicano forza e passione per condurre il cavallo alle migliori prestazioni possibili. Il cavallo deve essere colui che assicura la regolarità non toccando bandierine ai lati della pista e che dà certezze sulla velocità promettendo il miglior tempo possibile nel completare i tre giri di campo. Dopo il cambio della conformazione della pista dall’erba alla sabbia, i rioni si sono orientati esclusivamente sul cavallo purosangue, il quale ha surclassato del tutto il mezzosangue utilizzato prevalentemente per la gara fino ad alcuni anni prima. Gli esperti aiutano le contrade nell’individuazione dell’esemplare più adatto per affrontare una gara in cui abilità e velocità vanno di pari passo. Alcuni cavalli sono diventati dei veri miti per i tifosi, ad essere particolarmente esaltata è la leggerezza, velocità e tecnica nell’alzare la sabbia con i suoi zoccoli, del purosangue del Croce Bianca dal nome “Scala Minore”. Gli anelli. Gli anelli sono l’altro simbolo inconfondibile della tenzone cavalleresca. L’Obiettivo dei portacolori rionali è principalmente infilare l’anello con la lancia. Se in origine gli anelli da giostra erano di legno tornito o in tondino di ferro; oggi sono costituiti da cerchi in tubolare di alluminio, con uno spessore di 1 cm. e lavorati ancora oggi esclusivamente a mano.

I Costumi I Costumi sfarzosi che caratterizzano il defilé dei figuranti, risalgono ad un periodo florido che va dal 1580 circa al 1620. Si tratta dello stile ispanico trasferito nel territorio italico, in una zona di dominio pontificio.

Con il termine “Quintana” si fa riferimento alla quinta via dell’accampamento romano, dove solitamente aveva luogo l’addestramento dei soldati armati di lancia, che si lanciavano contro un fantoccio, chiamato comunemente “Saracino”, cercando di infilare l’anello sospeso ad una mano dello stesso. Attualmente l’evento ha raggiunto dimensioni notevoli di fama ed organizzazione grazie agli abili dirigenti, ai priori ed ai volontari folignati. Ora questa “olimpiade delle giostre” ha davvero bisogno di fare un ulteriore salto di qualità, ovvero farsi conoscere oltre i confini nazionali. L’obiettivo dunque deve essere quello di far entrare l’evento nei pacchetti turistici, trovando la giusta promozione insieme alle bellezze naturali, storiche ed enogastronomiche che caratterizzano la regione Umbria. Così si spera.