di Francesca Cecchini

Al Teatro Brecht, le nuove generazioni si confrontano con la danza contemporanea guidati da sei coreografi internazionali e mossi da passione, impegno e amore per l’arte

Sarà il Teatro Brecht di Perugia ad aprire le sue porte alla II edizione di Contemporanea. I linguaggi delle nuove generazioni ed il loro viaggio nella danza progetto di danza contemporanea a cura di Centrodanza che si propone di superare il semplice dato spettacolare e scommette su un percorso formativo e culturale articolato a tappe  e distribuito nel corso degli anni. Sei i coreografi, diversi per scelte artistiche e formazione, che stanno lavorando con giovani allievi del territorio perugino. Abbiamo pensato di porre qualche domanda al responsabile dell’associazione, Tommaso Mobilia, per entrare nell’ottica della filosofia del progetto e della scuola stessa.

Contemporanea sul palco del Brecht. Non uno spettacolo ma un progetto che rispecchia la filosofia della vostra associazione. Può spiegarci il perché di questa scelta e cosa rappresenta per voi questo proponimento?

“L’Associazione Centrodanza lavora con i giovani, occupa una parte del loro tempo libero  aiutandoli  a crescere nelle competenze e  nella passione per la danza. Il compito di noi operatori è creare un clima che sia sempre stimolante. Il progetto Contemporanea termina con  un evento pubblico ma dura tutto l’anno scolastico e prevede una serie di incontri con maestri di chiara fama. Se la serata a Teatro è il frutto, il percorso con cui ci si arrivati è l’albero. Nelle nostre città e nelle nostre vite soffocate dallo smog sovente l’albero è più importante del frutto”.

Il termine danza contemporanea è forse un termine sfruttato per descrivere qualcosa che esula dalla danza classica. Ci darebbe una reale definizione di contemporanea?

“La danza classica è la base su cui si può costruire un percorso professionale. Nella danza il concetto di contemporaneo si realizza quando abbiamo contaminazione, leggerezza,  molteplicità, evoluzione dei linguaggi”.

Centrodanza non è una semplice scuola ma una sorta di piazza aperta all’arte. Prendiamo ad esempio la residenza che offrite a giovani compagnie teatrali. Come nasce l’idea di tendere la mano ad altre realtà?

“L’apertura ai giovani, ed ad altri linguaggi complementari alla danza è una logica conseguenza del nostro modo di agire. Il compito dell’associazione è promuovere la cultura. Se dovessi immaginare la Cultura come qualcosa di tangibile la paragonerei ad  un ponte e non è un caso che i ponti sono i primi ad essere distrutti durante una guerra. Cultura come ponte tra le generazioni, tra le arti, tra i linguaggi dello spettacolo dal vivo. La collaborazione, la condivisione di spazi e di idee ci arricchisce, ci costringe a tenere gli occhi aperti sul mondo, vivifica il nostro fare”.

Cosa offre di diverso Centrodanza ai ragazzi che scelgono di intraprendere la strada della danza?

“Ai ragazzi offriamo un corpo docente preparato, motivato, affiatato con una grande esperienza di insegnamento ed una freschezza nel desiderio di creare e proporre opportunità di studio e di crescita ai nostri soci/allievi. Centrodanza è uno dei nodi di una rete consolidata  di rapporti professionali  sia nazionali che internazionali”.

In ultimo, le chiederei  di lasciare un consiglio ad un giovane performer che arriva alla sua porta. Cosa va di pari passo con impegno e costanza? E quali sono i più grandi sacrifici cui deve tenersi pronto il danzatore?

“Vivere di danza è innanzitutto un progetto di vita che va affrontato  serenamente. Occorre passione, impegno, costanza, apertura mentale, curiosità, voracità, auto-imprenditorialità, un pizzico di follia e molta fortuna. Comunque si comincia entrando in una sala di danza affidandosi e fidandosi del proprio maestro. Si porta una mano alla sbarra e… normalmente l’azione placa l’ansia, faticosa ma stimolante compagna della nostra vita”.

(Alcune fotografie dalle prove generali di Marco Zuccaccia)