di Ramona Premoto
Nella storia del gruppo made in Umbria palcoscenici e collaborazioni prestigiose. E dopo i Negramaro, Baglioni, Carmen Consoli e Morricone ora in cantiere spunta una nuova produzione
Dalle melodie classiche fino al jazz, attraversando lo stile contemporaneo e il pop. La musica per gli Ensemble Hubay non ha etichette né confini. Musicisti professionisti made in Umbria. Nel loro bagaglio di esperienze e collaborazioni spuntano fuori nomi come Claudio Baglioni, i Negramaro, Carmen Consoli, Paola Turci, Marina Rei e Max Gazzé. E poi Ennio Morricone, Amii Stewart e registazioni importanti come la colonna sonora del film Cuore Sacro di F. Ozpetek. Ma per l’Ensemble non c’è esperienza più gratificante che scoprire, ad ogni esibizione, l’affinità totale che in musica i vari elementi del gruppo riescono a raggiungere. La formazione va dal solista al duo jazz, dal quartetto d’archi all’orchestra. Nessuno strumento o stile è escluso. Stefano Rondoni, violinista, racconta la storia e il futuro dell’Ensemble Hubay. In cantiere nuovi viaggi, collaborazioni importanti e una nuova produzione pronta a fondere la musica barocca con il pop, lo swing e il tango.
Come nasce il gruppo?
“L’Ensemble si è formato nel 1995 come quartetto d’archi con lo scopo di accostare la vasta letteratura classica della formazione cameristica per eccellenza, alla musica di altre culture. Nel corso degli anni sono entrati a far parte del gruppo strumentisti provenienti da altri stili musicali come il jazz e il pop, creando così una sinergia che ha prodotto arrangiamenti trasversali davvero unici nel loro genere”.
Il vostro nome è un omaggio a Jeno Hubay?
“Jenö Hubay (1858-1937), violinista, quartettista e compositore ungherese è stato soprattutto uno dei capostipiti della scuola violinistica di età moderna ungherese. La nostra affezione per lui viene dal fatto che il suo insegnamento è arrivato fino a noi attraverso tre generazioni di suoi allievi, ultimo dei quali il maestro Bela Csany”.
Tra i vostri lavori spuntano grandi collaborazioni come Negramaro, Consoli, Morricone, Gazzè. E poi partecipazioni a illustri festival. Qual’è l’esperienza più gratificante a livello professionale?
“L’esperienza più gratificante è la ricerca e la produzione di particolari sonorità che ci esprimono personalmente, estrapolate dai luoghi e dalle collaborazioni, espressione della vita che è in continuo mutamento. Per noi è sempre sorprendente scoprire l’affinità totale tra i vari elementi del gruppo, nonostante ciascuno provenga da diverse culture, latitudini e stili musicali”.
Che momento sta vivendo la musica in Umbria e in Italia? I professionisti trovano il giusto spazio? Che consiglio darebbe a un giovane che vorrebbe intraprendere la vostra professione?
“In Italia e in umbria, tranne i grandi festival grazie ai quali la musica riesce a raggiungere il grande pubblico, manca una più vasta produzione di concerti di qualità e proprio per questo molti professionisti non trovano il giusto spazio. A un giovane consiglierei di studiare, specializzarsi e trovare lavoro fuori dall’Italia”.
Progetti in cantiere?
“Stiamo organizzando una serie di concerti in cui presenteremo un programma che parte dalla musica barocca e arriva fino al pop, attraverso lo swing e il tango. Sfrutteremo però una sola formazione composta da trio d’archi e chitarra per far emergere un unico filo conduttore tra stili così diversi e lontani nel tempo: il divenire del musicista. A seguito produrremo un dvd di questo progetto”.