Non è scontato che una vignetta contenga un linguaggio comprensibile da tutti e rappresenti la profondità in modo originale, non senza un pizzico di ironia. Quelle di Fabio Magnasciutti ci riescono sempre.

di Teresa Lanna

Illustratore e musicista, ha al suo attivo numerosi libri con la casa editrice Lapis e con altri editori. Ha illustrato diverse campagne per le aziende SARAS, ENEL, API, MONTEDISON, eccetera. Collabora da oltre quindici anni con La Repubblica e dal 1993 al 2005 è stato docente presso l’Accademia dell’Illustrazione di Roma.

Dal 2005 tiene corsi all’Istituto Europeo di Design e nello stesso anno fonda, con Lorenzo Terranera e Alessio Morglia, la scuola di Illustrazione OfficinaB5. Ha curato, insieme ad Alessio Morglia, la videografica del programma Che tempo che fa ed altro materiale di animazione. Nel 1993 forma il gruppo musicale Her Pillow. di cui è cantante.

Le Sue vignette sono immediate, dirette. Come nascono e, soprattutto, quanto tempo impiega di solito per realizzarle?

“Non esiste un criterio; comunque, tutto avviene in brevissimo tempo, minuti, dal concepimento alla firma. A volte è una frase o un gioco di parole che mi arriva, a volte un’immagine; altre volte, invece, entrambre contemporaneamente. L’operazione può essere relativamente più lunga se c’è un tema che mi viene richiesto”.

Lei ha dichiarato più volte che la musica è la sua passione prediletta; le è mai capitato di stare senza suonare perché il disegno le sottraeva troppo tempo?

“La musica è fondamentale, ascoltata o suonata. Disegno sempre ascoltandola, a volte scegliendo il registro di cui ho bisogno, i tempi giusti; mentre quando sono sul palco la cosa si fa più complicata; ma non è detto che prima o poi non riesca a trovare una qualche alchimia tra disegno e concerti”.

A che età ha iniziato a disegnare?

“Non ricordo; dunque da sempre”.

Ricorda la sua prima vignetta?

“La prima vignetta, intesa nel senso convenzionale immagine-testo, fu pubblicata più o meno dieci anni fa dall’Unità, con cui collaboravo già da tempo come illustratore, che è il mio mestiere originale”.

Di solito quali sono le tematiche più amate dai suoi fans? Ce n’è qualcuna in particolare che riscontra essere più di successo tra quelle che affronta nelle sue vignette?

“Credo di aver capito che i temi preferiti siano quelli che coinvolgono l’umanità da sempre: amore, morte, tempo, relazioni. Li tratto spesso”.

Quali sono le tecniche da lei utilizzate?

“Per le vignette dipingo in digitale: tutto deve consumarsi entro una decina di minuti, altrimenti me ne disamoro. Per le illustrazioni, invece, l’acrilico è la materia che utilizzo di più e più volentieri”.

Le è capitato di rifiutare un lavoro su commissione perché non lo sentivi suo?

“Raramente ma è capitato; a volte, per progetti che non mi convincevano o per differenti vedute con il contenitore al quale erano eventualmente destinate”.

Pubblica spesso le sue vignette sui social; come vive il rapporto con questi mezzi di comunicazione?

“Con molta difficoltà. È necessario esserci, ma le dinamiche che ne scaturiscono sono distanti da come le intendo io. Ovvero: comportamenti compulsivo-ossessivi, coazione a ripetere gesti senza senso, scarsa attenzione, egocentrismo…”.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Ho quattro libri in uscita con l’editore con cui attualmente collaboro (Barta). Il primo è un noir, a quattro mani con il mio amico e collega Luca Ralli; il secondo è una sorta di monografia su Ian Curtis dei Joy Division, band che ho amato profondamente e che mi ha accompagnato nelle fasi salienti della vita dall’adolescenza. Dovrebbe essere il primo volume di una collana su musicisti scomparsi che mi hanno particolarmente influenzato. Il terzo è scritto da Susanna Mattiangeli; narra di un cane (che era il mio, molti anni or sono) e un suo viaggio segreto. L’ultimo, invece, è una raccolta di vignette che segue la prima, pubblicata nel 2017”.