di Barbara Maccari

Un’intervista all’aria aperta, camminando per le stradine e le vie del centro storico di Città di Castello. Così è avvenuto il mio incontro con Francesco Magnanelli, uno dei calciatori più ambiti della Serie B. Un ragazzo riservato, molto educato e disponibile, che è diventato sempre più leader del Sassuolo. Non ha tanti grilli per la testa Francesco, che ci confessa amare molto lo stile di vita casalingo: “Mi piace molto stare in casa con la mia fidanzata, non sono un tipo mondano, e ora che siamo andati a convivere sono al settimo cielo”. Mezza serie B e qualche squadra di A lo voleva ma lui è rimasto con i colori neroverdi e ha prolungato fino al 2014. Lui che è nato in una famiglia di milanisti vive nell’isola felice Sassuolo, dove si trova a meraviglia con compagni e società.

Quando ha capito che il calcio poteva diventare qualcosa di più di una semplice passione?

Premetto che mi sono sempre divertito e il calcio è sempre stata la mia passione fin da piccolo, addirittura ho cominciato la scuola calcio un anno prima del dovuto, a 5 anni. Poi sono andato a Gubbio e lì anche se non ero ancora convintissimo, ho iniziato a capire che probabilmente poteva diventare un lavoro. Mano a mano che passava il tempo mi sono reso conto che ero capace e da lì è andato tutto in discesa.

Ci descriva la sua giornata tipo.

Innanzitutto sei giorni su sette sono impegnati e dedicati al calcio. Ogni giorno lavoriamo per tre ore circa, che sembrano poche, ma poi c’è tutto un contorno importante da seguire dietro: l’alimentazione, il riposo, il giusto equilibrio psicofisico è fondamentale per noi atleti. Mi sveglio la mattina abbastanza presto, non come i giovani che iniziano a giocare adesso che si svegliano tardi. Alle 8.30 – 9 faccio colazione, di solito ho gli allenamenti il pomeriggio per cui la mattinata la impegno in altre cose, da poco convivo con la mia fidanzata per cui si sono spostati gli equilibri. Pranzo e vado agli allenamenti, che iniziano alle 15, anche se vado al campo molto prima, un’oretta e mezzo prima.Dopo le 18 torno a casa, cena e letto, sono un tipo molto casalingo.

Il suo soprannome è “Puma”, ci spiega il perché?

Il primo anno che sono andato a Sassuolo due mie compagni che ora non giocano più con me, ma ai quali sono legatissimo, mi avevano detto che avevo un passo un pò compassato e che assomigliavo al giocatore Emerson, il cui soprannome era appunto “puma”. La cosa era nata così per scherzo ma alla fine ora mi chiamano tutti così.

Nella stagione 2007-2008 a Sassuolo ha avuto come allenatore Massimiliano Allegri, attuale allenatore del Milan. Ci parli un po’ di questa esperienza.

Allegri era un predestinato, doveva fare l’allenatore, era nel suo destino. E’ capace in campo, perfetto nella gestione del gruppo, non è assolutamente un sergente però sa farsi rispettare da tutti e credo che poi una serie di circostanze nella sua carriera hanno dimostrato che è appunto un predestinato.

Lo sente ancora?

Ogni tanto ci scambiamo qualche messaggio e nel 2010 sono andato a Milanello con alcuni miei compagni per assistere agli allenamenti. E’ stata davvero una bellissima esperienza.

Qual è il calciatore a cui si ispira?

Il mio giocatore ideale è Andrea Pirlo, anche se ha caratteristiche diverse dalle mie. Quello al quale mi avvicino di più, anche se ancora ho molto da lavorare, è Daniele De Rossi. Cerco di guardare loro per imparare sempre qualcosa.

La squadra per la quale tifava fin da bambino?

Tifavo e tifo Milan. E’ la squadra della mia famiglia e quella che è nel mio cuore.

Quali sono i suoi hobby al di fuori del campo da calcio?

Ti dico la verità, non ho una passione in particolare, mi piace tenermi impegnato, mi piace stare con la mia fidanzata, mi piace vivere la città in cui abito.

Da calciatore, avete avvertito anche voi come categoria la crisi economica che è in atto nel paese?

Io ho la fortuna di essere in una società molto solida, ho un patron che sa ben investire e gestire e mi trovo benissimo. La crisi comunque c’è e di riflesso l’abbiamo sentita anche noi, molti miei colleghi si trovano in difficoltà come ogni altro lavoratore.

Quest’estate è stata un po’ movimentata per i tifosi del Sassuolo, prima le voci di mercato sul suo conto, si parlava di un interessamento del Torino, della Sampdoria e addirittura del Siena di Sannino, poi lei ha rinnovato fino al 2014. Come ha vissuto tutto questo?

Io sono stato molto chiaro fin dal principio con la società: se ci fosse stata la possibilità di un’esperienza nuova e molto più stimolante a livello di piazza mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di diverso, provare, perché a Sassuolo ho dato tanto e ho ricevuto tanto. Poi però chi mi voleva non ha spinto al massimo per avermi e alla fine ho rinnovato con loro e sono molto contento della scelta fatta.

Sempre quest’estate è scoppiato il caso calcio scommesse e anche il Sassuolo è stato coinvolto nell’inchiesta per una partita, Siena – Sassuolo finita 4-0 per i toscani. Si vociferava della vendita della partita da parte di uno dei vostri giocatori. Qual è la sua opinione in merito?

Io credo che sia una cosa veramente ridicola o fatta veramente male perché noi venivamo da un momento difficilissimo, avevamo perso molte partite ed eravamo in difficoltà, in più ci stavano massacrando gli infortuni, in quel periodo ci allenavamo in dieci della prima squadra e dodici primavera. In questo clima siamo andati a Siena, contro la prima in classifica, con tre primavera in campo e sette in panchina, dopo due minuti abbiamo preso goal e la partita si è spaccata, ha preso una brutta piega. Quindi se vai ad analizzare i fatti si capisce il perché della sconfitta.

Lei come si trova a Sassuolo? Perché un altro umbro Doc, Riccardo Zampagna, nella sua biografia non ha parlato affatto bene dell’ambiente, della dirigenza, anzi …

Io ti dico completamente la cosa opposta, ma se chiedi anche a Riccardo come è stato il primo anno a Sassuolo, non ti potrà dire che è andato male, anzi, credo che sia stato benissimo. Tra l’altro ha lasciato tanti amici al di fuori del calcio e questo è sintomo di buon ambientamento. Poi qualcosa si è rotto, ci sono stati dei problemi con la dirigenza e il rapporto è terminato. Credo che l’aver parlato male dell’ambiente sia una conseguenza del brutto addio.

L’obiettivo stagionale di Francesco Magnanelli è?

Io sono uno che antepone sempre il bene della squadra al suo, anche adesso ti dico che la cosa migliore è che il Sassuolo vada bene, poi di conseguenza vado bene anche io.

Intervista tratta dal numero di ViewPoint cartaceo di gennaio 2012