La direttrice umbra dell’edizione italiana del Granma si racconta: guardo con fiducia al futuro della mia isola.

di Ramona Premoto

foto di Jorge Aquiles Virelles Aguila

Umbra ma con Cuba nel cuore. Mollare tutto per una “causa giusta” era il suo desiderio di ragazza. E quando Gioia Minuti arriva nell’Isola in pieno periodo speciale (1992) decide di non lasciarla più. Oggi la giornalista perugina è la direttrice dell’edizione in lingua italiana, sia web che cartacea, della storica testata cubana Granma Internacional.  “Cuba e la Rivoluzione sono entrate nella mia vita assieme al Partito Comunista Italiano- racconta la giornalista -. Allora c’era L’Unità, quotidiano che chiamavamo “II Veritiero”.  Erano tempi di grande interesse per la situazione africana e dell’America Latina, dove erano molto forti le ansie d’indipendenza contro governi dittatoriali sostenuti dagli Usa.  Io ero una ragazzina, ma come molti giovani sentivo quasi istintivamente quando una causa era giusta. Credevo e credo ancora che il socialismo sia il solo modo per costruire quel mondo diverso e migliore che è necessario per il futuro dell’uomo e del pianeta, come ha sempre reiterato Fidel”.

La morte di Fidel: cosa hanno visto i suoi occhi in quei giorni? Come ha vissuto il lutto l’isola?

Ho sempre visto Fidel come la persona enorme che era, l’uomo guida, il maestro con una visione del futuro straordinaria, un intellettuale con un sapere incredibile, un uomo buono e giusto che ha dedicato tutta la vita al suo popolo, alla sua Patria. Io ho avuto l’onore di parlare con lui diverse volte, conversare, tradurre molti scritti suoi e ne sono orgogliosa. Quando Raúl con voce roca ha annunciato all’Isola e al mondo che Fidel era morto è arrivato il silenzio doloroso, duro, completo. Cuba non è stata la stessa per molti giorni, Piazza della Rivoluzione era piena di migliaia di persone accorse per rendergli omaggio, e non si sentiva una parola. I cubani non si vergognano di piangere, uomini e donne, e bastava guardarsi negli occhi per sentire le lacrime sfuggenti; ci siamo abbracciati con perfetti sconosciuti per farci forza. La sua morte è stata anche motivo di riconferma e rafforzamento della forza rivoluzionaria di Cuba: c’erano migliaia di giovani con scritto  “Io sono Fidel” sulle guance, sulle mani.

Cos’ era Cuba quando è arrivata e cosa é adesso? Cosa è cambiato e cosa invece non cambierà?

Io sono arrivata a Cuba in pieno periodo speciale quando mancava quasi tutto e la geniale fantasia dei cubani ha creato “l’invento”,  il rimedio dopo il crollo del campo socialista in Europa e l’indurimento del blocco genocida eterno degli Stati Uniti. Sono stati anni molto difficili per tutti, dai neonati agli anziani, ma non è stata chiusa nè una scuola nè un ospedale. Era una vita sacrificata. Quanti facevano colazione con acqua e zucchero e poi pedalavano per molti chilometri per andare a lavorare. Si conoscevano bene le motivazioni di quella situazione.Ma i cubani, che non hanno mai perso il loro spirito allegro e solare, sempre ben informati partecipano, dal trionfo della Rivoluzione, alla vita politica e alle decisioni del governo. Questo è un paese governato dal popolo, e qui i politici non ricevono compensi. Una grande dimostrazione si è vista con la stesura della Nuova Costituzione e il successivo recente Referendum.  In 60 anni l’Isola è diventata uno dei centri di biotecnologia più importanti del mondo; ha creato vaccini unici e medicinali preziosi come quello per il piede diabetico (Eberpcrot- P) che ha salvato dall’amputazione migliaia di persone in molti paesi. Cuba ha creato un metodo d’alfabetizzazione usato in molti paesi che sono usciti dall’analfabetismo come la Bolivia, il Venezuela, l’Ecuador, ed ha un numero di laureati altissimo. Tutte le persone in generale sono colte. Qui studiano molti studenti poveri di molti paesi (e anche degli Stati Uniti) nella Elam, scuola di medicina internazionale voluta da Fidel. Molti frequentano grazie a borse di studio cubane. Cuba pratica l’internazionalismo con la presenza di migliaia di medici e tecnici della salute (curando anche l’Ebola), sportivi e insegnanti, in molti paesi che necessitano la loro presenza. Con Miguel Díaz-Canel e molti nuovi giovani dirigenti oggi c’è la continuità. Raul è il primo segretario del Partito e segue attentamente tutto quello che succede nel paese e nel mondo.

Quali sono i suoi progetti futuri e come vede invece il futuro della  sua isola?

La Rivoluzione e la dedizione internazionalista di condividere quello che si ha e non di regalare quello che avanza non cambieranno mai, sono alla base della vita nell’isola. Per i cubani quello cha cambierà sarà invece il socialismo che diverrà sempre più giusto e più prospero. I miei progetti sono continuare a lavorare apportando il mio granello di sabbia a questo progetto di uomo nuovo, quello di Che Guevara, in cui credo profondamente.