Si interseca direttamente con i nostri giorni e le più evidenti contraddizioni politiche e sociali attorno al tema delle migrazioni, dell’alterità e della diversità intesa come elemento arricchente già a partire dal Medioevo. Il tema della quarta edizione del festival del medioevo di Gubbio (26-30 settembre) è Barbari. La scoperta degli altri

Claudio Bianconi

L’etimo della vocabolo barbaro deriva dal latino “barbarus” straniero, a sua volta sinonimo di balbettante, vale a dire incapace di farsi capire. Ecco il festival del Medioevo con un linguaggio divulgativo, ma forte dell’apporto di numerosi accademici, tenterà di far luce su un periodo storico che più di altri ha cercato di difendersi dalle “invasioni” degli “stranieri, ma che allo stesso tempo ha cercato un dialogo con loro, un dialogo che infine ha arricchito la propria cultura di riferimento di nuove idee, di nuove visioni e che ha stabilito anche nuovi parametri per guardare al futuro. Nato con l’intento di guardare con occhi nuovi un’epoca spesso vilipesa e stracarica di luoghi comuni, il festival del Medioevo si è ben presto conquistato un ruolo di primo piano nell’ambito del settore cultura della regione dell’Umbria. Parlano i numeri: più di cento eventi, oltre duecento protagonisti, venti università italiane e straniere coinvolte, la prima Fiera del Libro Medievale con la presenza di più di quaranta case editrici, il sito web e la pagina Facebook dedicati alla divulgazione storica del Medioevo più seguiti in Italia e una lunga serie di riconoscimenti. L’ultimo in ordine di tempo è stato assegnato ieri a Matera, capitale europea della cultura 2019: il Festival del Medioevo ha vinto il prestigioso Premio Francovich, istituito dalla Sami, la Società degli Archeologi medievisti italiani che con più di 500 soci rappresenta tutte le realtà istituzionali e professionali operanti in Italia nel campo dell’archeologia della Tarda Antichità e del Medioevo. Nella motivazione del premio c’è la missione stessa della manifestazione: “Per la divulgazione della cultura del Medioevo italiano presso il grande pubblico”.
Pochi giorni fa il Festival del Medioevo è stato anche inserito dal ministero dei Beni Culturali tra le manifestazioni scelte per il calendario italiano dell’Anno europeo della cultura, l’evento che celebra, a livello locale e internazionale, il patrimonio culturale europeo nella ricchezza della sua diversità.
Per cinque giorni il Festival del Medioevo mette Gubbio e l’Umbria al centro dell’attenzione della vastissima platea nazionale di appassionati dell’età medievale. Proprio come recita il motto dell’Anno Europeo: “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”.

Una lunga serie di iniziative varie caratterizzerà come sempre il festival: si va dalle lezioni di storia alla fiera del libro medievale, ai due grandi appuntamenti con le mostre: una sulla vita quotidiana nelle città italiane nei secoli tra l’XI e il XV, l’altra sui tesori dell’arte nella terra di Oderisi; focus e approfondimenti su Tolkien, i barbari, le monete e l’economia e sulla nascita delle università. Per gli appuntamenti serali e gli spettacoli spiccano i concerti dell’Ensemble Micrologus in collaborazione con la Fondation Royamount e la Schola Cantorum di Basilea (che selezioneranno i migliori allievi) e il laboratorio di danza antica a Palazzo Ducale. Poi ancora spazio per le rievocazioni in costume e i giochi di ruolo; le ricostruzione degli antichi mestieri e delle botteghe dell’arte; visite Fai, escursioni e trekking letterari.

E come dice il professor Alberto Grohmann, emerito dell’Università di Perugia “il barbaro diventa tale e diventa elemento di paura solo quando le società vanno in crisi”.