La squadra di Terni, fondata da Giampiero Sacchi, progetta
e realizza le moto che poi vanno in pista. A quattro anni dalla sua nascita i risultati sono ottimi sia in MotoGp che in Moto2

di Barbara Maccari

Fabrizio Manciucca, responsabile tecnico del box della Moto2 nel team IodaRacing, è al suo diciottesimo anno di motomondiale, ha lavorato con grandi piloti quali Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Manuel Poggiali, Luca Boscoscuro, Youichi Ui. Dal 2010 testa e cuore sono nel team ternano fondato da Giampiero Sacchi: «Lo strumento con cui lavoro, la mia bacchetta magica, è l’acquisizione dei dati detta anche telemetria. In pratica il mio compito è quello di monitorare il comportamento della moto e della giuda del pilota mediante sensori di vario tipo posti sulla moto stessa con un impianto elettrico dedicato. I sensori sono di vario tipo, si va dalla misurazione della potenza della frenata, alla velocità,  fino ai parametri del motore, le dimensioni, le pressioni, le temperature. Si cerca di avere più strumenti possibili per trovare la messa a punto ottimale nel minor tempo». Un team d’eccellenza, quello ternano, con una enginnerging tutta interna: gli ingegneri disegnano e progettano, poi c’è il reparto realizzazione, che partendo da fogli e blocchi di alluminio, costruisce.

Bilancio della stagione appena conclusa e prospettive per la prossima?

Abbiamo concluso la passata stagione in crescendo, per questo il bilancio è positivo. Ci siamo tolti delle belle soddisfazioni nell’ultima gara a Valencia: Petrucci primo in qualifica per le Crt e Zarco terzo la domenica in Moto2. Per la prossima stagione l’obiettivo è quello di continuare a crescere, passo dopo passo in entrambe le categorie.

Dove comincia il suo lavoro durante il weekend di gare e come si svolge?

Il paddock della Moto2 apre ufficialmente mercoledì mattina: le aree vengono assegnate in base alla classifica team e a quella piloti. Nel circuito arriviamo con tre autoarticolati per la parte tecnica e altri tre per l’ospitalità. Il mercoledì e il giovedì si fa il set up, si fanno cioè i lavori di messa a punto della moto e qui inizia il mio lavoro: in base a quanto visto nella gara precedente e alle esperienze passate sul circuito, si prepara la moto per le prove libere del venerdì e soprattutto per le qualifiche decisive del sabato. Cerco poi, insieme al pilota, di pianificare la strategia migliore per la gara di domenica, valutando tutte le eventuali alternative. Le gare sono sempre molto variabili per questo vanno fatti piani di riserva.

Quanto è cambiato il suo lavoro da quando ha iniziato ad oggi e quanto è importante l’elettronica?

Quando ho cominciato la mia carriera, diciotto anni fa, le grandi case ufficiali erano impegnate ad alto livello in tutte e tre le categorie, 125, 250 e 500. Nel corso degli anni l’attenzione si è spostata sempre di più solo sulla classe regina, la MotoGp, a discapito delle altre due, se sia un bene o un male non spetta a me giudicare. Per quanto riguarda l’elettronica invece, il grande salto è stato fatto nel passaggio dal motore a due tempi a quello a quattro tempi.

Col primo carburatore a livello elettronico non si potevano inventare grandi cose, mentre col secondo, sfruttando anche tutto il know-how della Formula 1, si è aperto un mondo. Da lì in poi la crescita è stata esponenziale, oggi si possono fare cose che anni fa erano impensabili.

Come si costruisce il rapporto di fiducia con il pilota?

La fiducia va guadagnata, non viene magicamente concessa e deve essere equamente riparta. Una squadra è come una famiglia: per ottenere i risultati occorre il lavoro di gruppo. Il rapporto che si istaura tra pilota a tecnico deve essere prima di tutto sincero, entrambi devono parlare onestamente e confrontarsi per trovare le giuste soluzioni.

Un team è un’azienda, quali sono le difficoltà maggiori della sua gestione?

Le squadre sono aziende e sono costrette a fatturare sempre di più. Negli ultimi anni sta diventando sempre più importante la parte relativa alle pubbliche relazioni e al marketing: è finita l’epoca dell’adesivo nella moto, oggi facciamo piani di incentive aziendale per i clienti. Nella scorsa stagione abbiamo gestito più di 1500 persone ospiti dei nostri sponsor portandoli dal gran premio più vicino, il Mugello, a quello più lontano, l’Australia. Il nostro team è nato nel 2010, stiamo crescendo e speriamo di farlo ancora, pensiamo di aver trovato la nostra giusta dimensione e solo mantenendo un livello tecnico alto possiamo restare appetibili per le case e per i piloti. Nel paddock camminiamo a testa alta, ma non ci scordiamo che competiamo con dei colossi come Honda, Yamaha e le altre.