di Lucia Perucconi
La scuola elementare aveva delle grandi stanze fredde e disadorne, anche il mobilio era povero ed essenziale come, peraltro, tutti gli occupanti. Quegli stanzoni ospitavano due-tre classi contemporaneamente, un’unica maestra, di grande polso, riusciva a tenere sotto controllo tutti quei bambinelli impauriti ed impacciati, figli della terra o di una classe operaia sempre più affamata. Come scottava quella bacchetta sulle manine quando gli scolari inciampavano in qualche errore di ortografia o di “far di conto”! C’era un piccolo focolare e quando nelle mattine d’Inverno le manine diventavano viola per il grande freddo, a turno, si potevano avvicinare al fuoco per riscaldarsi. In una fredda mattina di Ottobre, il fuoco scoppiettava allegramente, ma nonostante ciò, la maestra non riusciva a riscaldarsi; chiamò uno scolaretto e gli ordinò di portarle il braciere con i carboni ardenti e di posizionarlo sotto la cattedra. Era uno scolaro tanto sveglio quanto sfortunato nella vita, dotato di una intelligenza acuta , ma povero, tanto povero. Era costretto sovente ad elemosinare del cibo presso le famiglie abbienti del paese, la mamma era volata in cielo troppo presto dopo una vita di stenti, il papà fu costretto a migrare nella grande città per guadagnare qualche lira, faceva il lattaio a Roma. Lo scolaretto era solo e aveva tanta voglia di sognare. Andò a prendere i carboni nel focolare, riempì il braciere, quando un’insana idea aleggiò nella sua mente. Per l’appunto aveva in tasca 7/8 castagne raccolte per strada al mattino e che gli sarebbero servite da pranzo. Senza pensarci, svuotò velocemente le tasche e mise tutte le castagne nel braciere che poi posizionò sotto la cattedra, sotto le gambe dell’arcigna maestra che troppe volte lo aveva ingiustamente bacchettato. Attese dei minuti eterni quando all’improvviso l’imprevedibile e l’inimmaginabile si concretizzarono, sotto quella cattedra avvenne un’esplosione cosmica e tutta la scolaresca fu incredula spettatrice di un’anteprima di quella devastante guerra atomica che da lì a poco tutto il mondo, purtroppo, avrebbe conosciuto. “PERUCCONI!!!”…la maestra usò tutto il fiato che aveva in gola per inveire contro lo scolaretto che nel frattempo se l’era data a gambe. Quello stesso giorno fu inflitta al reo-bambino una punizione esemplare, la maestra lo portò con sé e lo rinchiuse nella sua cantina da solo, al buio e senza mangiare. Le ore passavano nel freddo di quel seminterrato, il bimbo pensava alla sua vita fatta solo di tribolazioni o forse pensava alla sua mamma, la vedeva lì, accanto a lui che lo stringeva forte al petto e lo riscaldava. I morsi della fame cominciarono a farsi sentire anche perchè il suo pancino era da tempo disperatamente vuoto e per l’appunto era stato così stupido da sprecare quelle preziose castagne per quella bravata. Fu nell’oscurità del crepuscolo che intravide dei bellissimi grappoli di uva Malvasia appesi ad essiccare su di un filo, all’interno di quell’angusto posto. Immaginò una tavola imbandita (non la sua) dove palati privilegiati avrebbero gustato quel buon Vin Santo in seguito ottenuto da quei dolcissimi chicchi biondi… La maestra ritornò a tarda sera per liberarlo da quella meritata prigionia, era soddisfatta per quella giusta punizione inflitta a quel discolo, cresciuto senza regole. Entrò nella cantina, il bambino era rannicchiato ed infreddolito in un angolo, ma pur pronto alla fuga, alzò il lume a petrolio per cercarlo e non credette a ciò che i suoi occhi videro, lo spettacolo che le si presentò era inaudito e inverosimile. Per la seconda volta nello stesso giorno le sue corde vocali raggiunsero un’estensione sovrumana, urlò, vomitò tutta la rabbia che aveva in corpo. “PERUCCONI!!!” Il bambino non c’era già più. Lo scolaretto le aveva mangiato (senza lasciarne alcuno) tutti i chicchi di quella dolcissima e preziosissima Malvasia messa lì ad essiccare. Erano rimasti appesi sul filo solo tristi raspi scheletrici. “Babbo, la fame che avevi era tanta, non saprò mai se questa patetica commedia fu da te considerata come la più bieca punizione o come la rivincita più grande della tua vita”. “PERUCCONI!!! …sei stato tremendamente straordinario…”