A Perugia un incontro tra studenti, operatori del settore e grandi campioni, Roberto Cammarelle (boxe), Fabio Ventura (karate), Irma Testa (boxe), per imparare a dire insieme #NOalbullismo

di Francesca Cecchini

Circa quattrocento i ragazzi del Liceo Assunta Pieralli e dell’ITTS Alessandro Volta che ieri mattina hanno gremito la sala dei Notari di Perugia durante l’incontro “Sbullonati Sportivamente”, dibattito che rientra nel più ampio progetto “Sbullonati, smonta il bullo che è in te”, promosso dall’associazione Libertas Margot, affiancata da SIULP, con il patrocinio del Comune di Perugia, moderato dalla psicologa psicoterapeuta Lucia Magionami. Al centro del dialogo molto partecipato tra operatori, insegnanti e studenti è stato il concetto di sport quale veicolo per contrastare il fenomeno del bullismo, forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale (non solo fisico, ma anche psicologico). Tre i campioni in sala che si sono raccontati alla platea, Roberto Cammarelle (boxe), Fabio Ventura (karate), Irma Testa (boxe).

Roberto Cammarelle che ad Assisi, città in cui si è ormai definitivamente trasferito da Milano da anni, ai giovani sportivi insegna come diventare campioni del futuro, ha sottolineato come la disciplina dello sport aiuti a superare le avversità. Dal pugilato, contrariamente al pensare comune, non si impara la violenza, a usare le mani, ma a difendersi. E non con i pugni, ma con le parole, ricordandosi sempre che “la prima regola non è battere l’avversario, ma migliorare se stessi”.

Fabio Ventura, non vedente dall’età di 35 anni, ha colpito i ragazzi con la sua storia, paragonando la paura della solitudine che si vive “nel buio” con quella del bambino bullizzato che si ritrova a brancolare in un vicolo cieco di angoscia.

Irma Testa, in un intervento in video, ha descritto le proprie esperienze e spronato i giovani a non arrendersi mai e a combattere per i propri diritti.

Molti anche i ragazzi che, emozionando i presenti, hanno testimoniato il proprio malessere, alcune esperienze personali e hanno invitato i compagni a non rimanere in silenzio, a denunciare il disagio, un episodio vissuto in prima persona, o un atto di bullismo di cui possono essere stati testimoni. L’unione, la condivisione, queste tra le armi per combattere il bullo, figura complessa che, tra l’altro, secondo gli esperti, andrebbe seguita e aiutata tanto quanto il centro della sua (malsana) attenzione.

Riconosciuti i comportamenti antisociali, occorrerebbe coinvolgere l’entourage familiare. E se questo non è abbastanza, perché a volte le famiglie (ingenuamente) tendono a sottovalutare la situazione, allora ci si deve rivolgere a una figura adulta di riferimento, di fiducia, che sia un insegnante a scuola, che sia un allenatore in palestra, e denunciare immediatamente. Denunciare e ritrovare, se non addirittura ricostruire, la propria identità, sulla base di una salda autostima, consapevole e realistica. Infine, mai dimenticare il rispetto perché quando se ne prova per se stessi e per gli altri si è liberi. E la libertà è ricchezza.

“Voglio trovare un senso a questa situazione

Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa condizione

Anche se questa condizione un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso

Che se non ha un senso

Domani arriverà…

Domani arriverà lo stesso”

Un coro unanime di studenti, insegnanti e sportivi ha chiuso in musica il sipario sull’incontro sulle note di “Un senso” di Vasco Rossi. Perché, come ha sottolineato Fabio Ventura “Non siamo mai soli. Insieme siamo più forti”.