L’armonia tra eleganza e sostenibilità guida la trasformazione dell’industria dell’abbigliamento
di Emina Klouz
Nell’epoca contemporanea, in cui la consapevolezza ambientale e sociale è diventata un imperativo, la moda sostenibile emerge come risposta tangibile alle sfide poste dall’industria dell’abbigliamento. Questo nuovo approccio dimostra che l’eleganza e la responsabilità possono convivere, aprendo la strada a un futuro in cui la moda non è solo un’espressione di stile, ma anche un mezzo per promuovere un cambiamento positivo.
La storia della moda sostenibile attraversa le epoche con un progressivo cambiamento di mentalità e pratiche nell’industria dell’abbigliamento. Sebbene l’attenzione verso la sostenibilità sia diventata predominante negli ultimi decenni, le sue radici affondano in movimenti e momenti chiave del passato. Già negli anni ’60 e ’70, l’era dell’emergente consapevolezza ambientale, alcuni gruppi controculturali promuovevano l’artigianato, il riciclaggio e l’adozione di tessuti naturali come reazione al consumismo sfrenato. Tuttavia, è stato solo negli anni ’90 che l’industria ha iniziato a considerare seriamente il concetto di moda sostenibile e a riflettere sulla catena di approvvigionamento, sui materiali e sulla loro durabilità.
L’industria della moda ha da tempo fatto affidamento su materiali tradizionali come il cotone, il poliestere e altri materiali sintetici, ignara degli impatti devastanti che queste stoffe possono avere sull’ambiente. L’abuso di risorse idriche e l’inquinamento causato dalla produzione di tessuti sintetici e dallo scarto prodotto dalla lavorazione questi ultimi, sono diventati, infatti. una realtà tanto allarmante da rendere la fashion industry uno dei veleni più tossici per il pianeta. Tuttavia, grazie all’utilizzo di materiali sostenibili, come il cotone biologico, il lino, la canapa, il cupro e il tencel (un derivato dalla cellulosa di legno), la moda sostenibile sta riscrivendo le regole, dimostrando che esistono alternative valide e meno dannose. Un esempio tangibile è il brand italiano Good Sustainable Mood, che crea abbigliamento a partire da materiali di scarto della filiera alimentare del latte utilizzando non solo la fibra del latte, ma anche altri ingredienti come le fibre di legno, di eucalipto, di Kapok e il cotone organico.
L’industria del fast fashion non è solo colpevole per il suo impatto ambientale, ma anche per le pratiche discutibili che coinvolgono i lavoratori, soprattutto donne e bambini, che vengono sfruttati per pochi soldi, arricchendo le grandi aziende e facendo risparmiare i consumatori non consapevoli. L’approccio della moda sostenibile integra l’etica nella produzione, ad esempio, Brand come People Tree, oltre che sostenere lo slow fashion e l’utilizzo di materiali biodegradabili, si impegnano a garantire salari equi e condizioni di lavoro dignitose per i lavoratori, rientrando così nel programma World Fair Trade Organization. In Italia, il brand Rifò coinvolge artigiani locali nella creazione di capi d’abbigliamento riutilizzando vecchi indumenti, l’azienda si impegna anche sostenendo e collaborando con progetti che mirano all’educazione e alla sensibilizzazione per un futuro con migliori condizioni di lavoro.
L’eco-fashion propugna un modello di economia circolare, sfidando la cultura dell’“usa e getta”. Piuttosto che acquistare frequentemente nuovi capi d’abbigliamento, il green fashion promuove la qualità piuttosto che la quantità: le aziende stanno esplorando il concetto di durabilità, progettando capi di alta qualità che durino nel tempo. Inoltre, l’opzione del noleggio di abbigliamento e del second-hand stanno prendendo piede, consentendo alle persone di indossare abiti di design senza contribuire all’accumulo di rifiuti tessili e dando una nuova vita a capi ancora di buona qualità.
La rivoluzione ecologica non può, però, fiorire senza il sostegno dei consumatori. La crescente consapevolezza del pubblico sta spingendo i marchi a trasformarsi e l’informazione è fondamentale: i consumatori stanno cercando sempre più dettagli sulla provenienza dei materiali, le pratiche di produzione e l’impatto ambientale dei loro acquisti. Anche per questo, marchi come Reformation forniscono informazioni trasparenti sulla provenienza e sulla composizione dei loro prodotti, costruendo fiducia e incoraggiando la scelta consapevole.
La moda sostenibile ha generato alcuni esempi di successo lampanti. Il brand Patagonia, con il suo impegno per l’ambiente e la giustizia sociale, dimostra che è possibile unire profitto e responsabilità. La collaborazione tra il brand di lusso Stella McCartney e Adidas ha portato all’adozione di materiali eco-friendly per la produzione delle iconiche calzature “Stan Smith”, dimostrando che persino i marchi di alto livello possono abbracciare la sostenibilità.
Nel nostro del paese, patria dell’artigianato e del design, l’impatto della moda sostenibile è tangibile. Designer come Brunello Cucinelli, Prada e Marco Bizzarri (CEO Gucci) si impegnano a utilizzare materiali naturali e a promuovere un modello di impresa etico e sostenibile. In particolare, l’ultima firma citata, con il suo forte re-branding ecologico, è il primo marchio di lusso ad aver ottenuto la certificazione “ISO 20121”, una norma internazionale che definisce i requisiti di un sistema di gestione della sostenibilità degli eventi.
La tecnologia è un alleato prezioso nella lotta per una moda più sostenibile. Dalla stampa 3D che consente la produzione su misura, alla tintura sostenibile ottenuta da processi innovativi, la tecnologia sta aprendo nuove possibilità. Orange Fiber, un’azienda italiana, ha sviluppato una seta vegana ottenuta dai sottoprodotti dell’industria degli agrumi, dimostrando che l’innovazione può nascere da fonti inaspettate.
Nonostante i progressi, la moda sostenibile affronta ancora numerose sfide. I costi iniziali dei materiali sostenibili possono essere più alti, ma molti brand dimostrano che gli investimenti nel futuro ecologico valgono la pena. Educare i consumatori alla moda sostenibile è un’altra sfida, tuttavia l’impegno delle nuove generazioni verso la sostenibilità offre speranza verso una maggiore consapevolezza. La moda sostenibile e l’integrazione della sostenibilità nell’abbigliamento rispecchiano gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, infatti, questi obiettivi stanno diventando punti di riferimento per le strategie aziendali a medio e lungo termine.
La moda sostenibile è molto più di una tendenza momentanea: è un cambiamento di mentalità che ridefinisce l’intero settore. Man mano che i consumatori si rendono conto del loro potere e dell’importanza delle loro scelte, la rivoluzione green guida la strada verso un futuro in cui lo stile e la sostenibilità sono alleati inseparabili. L’industria dell’abbigliamento sta attraversando una metamorfosi, abbracciando la creatività e la responsabilità, e creando un mondo in cui l’abbigliamento non è solo un accessorio, ma un messaggio di impegno verso la salvaguardia del pianeta e delle generazioni future.