di Francesca Cecchini
Sensibilità di leggere tra le righe parole non scritte, capacità di comprendere doppi sensi, un pizzico di (auto)ironia, queste le basi per ritrovare nel classico “The importance of being Earnest” temi e spazi ben più attuali di quel che si può pensare
Si è svolta ieri, 28 agosto, a Solomeo, la presentazione della nuova produzione teatrale del Teatro Stabile dell’Umbria, “L’importanza di essere Earnest” di Oscar Wilde. Presenti alla conferenza, Brunello e Federica Cucinelli, Franco Ruggieri, Antonio Latella, regista dello spettacolo e alcuni attori della Compagnia dei giovani del TSU.
Ad aprire la tavola rotonda Brunello Cucinelli, il padrone di casa, che, dopo aver salutato gli ospiti, si è detto felice di vedere il borgo animato dai ragazzi della compagnia, in prova proprio al Teatro Cucinelli, e della presenza dello stimato “Maestro” Latella a Solomeo. Ruggieri, dopo i ringraziamenti alla Fondazione Cucinelli, senza cui la produzione non sarebbe stata possibile, si è detto ben lieto di lavorare con il regista con cui in passato ha già percorso un tragitto “molto lungo, molto importante per noi e, penso, anche per lo stesso Antonio, con titoli a volte molto difficili ma con cui abbiamo sempre raggiunto l’obiettivo: rendere il pubblico del Morlacchi, e di tutta la regione, un pubblico consapevole”.
Attenzione subito calamitata su Latella che, dopo aver salutato i presenti, ha parlato del suo concepire il teatro come un testimone da consegnare ai giovani, un dovere al quale, forse, i Maestri che hanno insegnato alla generazione del regista non hanno ottemperato: “non voglio dire per egoismo ma non l’hanno fatto, non hanno costruito eredi e quindi ogni tanto ci si perde un po’”. Latella si sofferma poi sull’Umbria, regione con cui, asserisce, ha un “rapporto incredibile” e da cui, proprio grazie a Ruggieri, è riuscito a salire sui “grandi palchi”. Un rapporto tanto intenso da sentire il ritorno nel cuore verde d’Italia, come un “ritorno dal padre”.
Gli attori – “Una compagnia di giovani è qualcosa di entusiasmante per me. Raramente lavoro con attori che non conosco. Ho sempre bisogno di sapere quale persona interpreta quel ruolo lì. Non quale attore, ma quale persona. Per questo c’è stato uno studio per conoscere i miei collaboratori e devo dire che questa è una compagnia giovane, capitanata da un veterano che è Bolo (NdR. Francesco Bolo Rossini), ma, molto importante, una compagnia che ha talenti. Ci sono dei giovani che possono tranquillamente competere sui palchi nazionali”.
L’importanza di essere Earnest – Quando al regista viene chiesto come mai nella traduzione del titolo il nome Earnest (che nel testo di Wilde gioca un ruolo fondamentale che va oltre il semplice nome ed entra nel concetto più ampio ed ironico di “onestà”) è rimasto come nell’originale, Latella risponde: “Earnest non può essere tradotto in italiano, sarebbe come privare il termine della sua metà. Ci sono altre parole nel testo che sono intraducibili perché hanno un doppio senso veramente forte. In alcuni casi sono anche delle parole inventate che hanno più significati o sono dei modi di dire e noi non li abbiamo tradotti. Abbiamo voluto lasciare le “più possibilità” di quei termini. E questo credo sia importantissimo in rispetto della scelta della lingua fatta da Oscar Wilde. Wilde sceglie una lingua che crea un’altra storia: ce n’è una che è per tutti e una seconda che si può leggere in una mappatura attraverso queste parole che hanno un doppio senso. Chi ha la capacità di coglierlo, probabilmente mette una lente di ingrandimento su altre cose che non tutti afferrano”.
Il testo – “Al momento vengo da spettacoli anche molto discussi durante cui ho sviluppato un linguaggio scenico che, secondo me, è arrivato alla fine del suo percorso, si è esaurito”. Da questo, la capacità di ammetterlo e, ad un certo punto, il pregio di un regista di fare un passo indietro e ricominciare e “guarda caso arriva il bisogno di prendere un testo che pretende una scrittura, un linguaggio “borghese” sul palcoscenico. Riprendere la tradizione e rivederla a partire dalla traduzione. Questo il lavoro che è stato fatto”. “La scelta di un lavoro linguistico e drammaturgico – leggiamo anche in una nota di regia – che possa muoversi tra le esigenze dello stile, e quindi del non detto, e le sue incrinature, quello piccole distorsioni con cui Wilde sembra parlarci, sia pure sottilmente e indirettamente, della Londra in cui viveva e delle sue frequentazioni, dal rapporto con l’amante Alfred Douglas, alle sue difficoltà editoriali, dal costante bisogno di denaro fino a quella che oggi appare come una sorta di premonizione, nella prima stesura dell’opera, del cosiddetto “Episodio Gribsby” che testimonia l’irruzione della giustizia in opposizione all’arte e la vita”.
Lo spettatore – “Per me è molto importante che lo spettatore esca da teatro e discuta. Se uscendo, afferma “carino” o “mi è piaciuto” allora io non ho fatto il mio lavoro. Per me, ripeto, è molto importante che il pubblico abbia la voglia di discutere”. Mettere, dunque, lo spettatore in condizione di ragionare, di essere “spiazzato” e non di essere passivo: questo il pensiero di Antonio Latella.
“L’importanza di essere Earnest” debutterà in prima nazionale il prossimo 3 settembre al Teatro Cucinelli di Solomeo, dove rimarrà fino al 20 settembre. (Tutti i giorni alle ore 21 tranne lunedì e martedì, giorni di chiusura, e la domenica durante cui l’appuntamento è per le ore 17)
(fotografie delle prove)