di Barbara Maccari

 A CORCIANO PRESSO LA SCUDERIA UNICORNO, E’ PARTITO IL PRIMO PROGETTO ITALIANO DI RECUPERO DI LUDOPATICI E VITTIME DI STALKING CON I CAVALLI STRAPPATI AL MACELLO. GIA’ 15 I PAZIENTI PRESENTI

Al trotto o al galoppo per uscire dal tunnel della dipendenza dal gioco, dai traumi psicologici del mobbing e dallo stalking riacquistando autorevolezza e voglia di vivere. Cavalli strappati dal macello, dalle corse clandestine, vittime di maltrattamenti e abbandoni diventano ora i tutor più fedeli degli irriducibili delle video-slot, Gratta e Vinci e gioco d’azzardo compulsivo che decidono di dare un calcio alla rincorsa forsennata di un guadagno facile, che troppo spesso si trasforma in tragedia. Su iniziativa della Provincia di Perugia e Adoc, con la collaborazione della Scuderia Unicorno è nato a Corciano, primo in Italia, “Qua la briglia”, un progetto per il sostegno delle persone vittime di ludopatia, stalking, mobbing, e altri disagi sociali. “Il progetto approderà in Parlamento – dichiara Catia Brozzi, responsabile della Scuderia Unicorno – e dunque il governo verrà sensibilizzato ulteriormente su quella che da tutti ormai è definita come una vera e propria piaga sociale che rischia sempre più di incrinare la stabilità e serenità di tante famiglie”. L’obiettivo è quello di estenderlo a tutta Italia: “Ho dimostrato che il progetto è sostenibile all’interno di altri ippodromi o maneggi esistenti, quindi spero vivamente che la nostra esperienza venga replicata altrove”. Alla Scuderia Unicorno, il cavallo è al centro di tutto: “Qui da noi attorno al cavallo si costruiscono i vari progetti e non viceversa – dice la Brozzi – è l’animale al centro di tutto e non l’uomo”. Attualmente sono presenti nella Scuderia 26 cavalli, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, animali che sarebbero con ogni probabilità finiti al macello. L’Unicorno si occupa anche di adozioni: “Ci sono molte persone che di punto in bianco si stufano del cavallo, chiamano le associazioni animalistich e si lavano la coscienza – dice amareggiata Catia Brozzi – noi andiamo sul posto, verifichiamo le condizioni del cavallo e cerchiamo nei due mesi seguenti di farlo adottare. Una volta trovata la persona giusta (siamo molto selettivi) gli affidiamo il cavallo con una clausola di non vendita”. Sono invece 15 attualmente i pazienti presenti a Corciano, da ragazzi con disabilità a manager stressati, da vittime di stalking a ludopatici. Presto il numero tenderà ad aumentare grazie al prossimo protocollo d’intesa con una cooperativa. “Al cavallo si dà una seconda possibilità, affidandogli un’importante mission – dice Catia Brozzi – quella appunto di restituire dignità e motivazioni a persone portatrici di un grave disagio”. L’Unicorno vuole proporre un percorso in chiave equestre finalizzato al mantenimento delle capacità e alla motivazione nel fare, fruendo della chiave empatica sociale del cavallo. In un ambiente tranquillo e deistituzionalizzato, si intende contrastare il rischio di emarginazione e di isolamento sociale, ma si vuole anche aumentare o ritrovare la propria autostima con attività stimolanti e di socializzazione, accompagnati nel percorso da tecnici di equitazione integrata e con il supporto di volontari. “Qui da noi sia i cavalli che le persone hanno una seconda vita, una seconda opportunità”. Due sono i tecnici esperti di equitazione del centro, e tre i tirocinanti fissi. Di solito le lezioni di ippoterapia si svolgono per due ore una volta alla settimana.