Gli spettacoli in scena nei teatri umbri dal 24 al 27 gennaio. In cartellone non solo testi per un pubblico adulto, ma anche dedicati ai ragazzi e alle loro famiglie. A Magione un appuntamento con Vittoria Corallo in occasione della Giornata della Memoria  

di Francesca Cecchini 

Giovedì 24 gennaioalle ore 21.15 al teatro Lyrick di Assisi Amici, amori, amanti, ovvero la verità, testo di Florian Zeller, per la regia di Enrico Maria Lamanna, con Pino Quartullo, Eva Grimaldi, Daniela Poggi e Attilio Fontana. “In una società come quella che stiamo vivendo – asserisce il regista – tra telefonini, nevrosi, contatti sofisticati, contatti passeggeri, paure, Zeller autore prolifico e talentuosissimo francese dell’ultimo decennio, punta il suo dito su quattro personaggi francesi, quattro Parigini della media borghesia: due uomini e due donne con le loro paure e le loro insicurezze… Quelle di tutti i giorni e soprattutto le loro ipocrisie forse di difesa. A questo punto non resta che vedere la storia di queste due coppie. Qualcuno potrà pensare anche per un attimo a Girotondo di Schnitzler ma qui c’è più cattiveria, meno artificiosità, meno vita poetica. Un uomo con la sua amante, la moglie, il marito dell’amante. Tutti si conoscono da tempo, sono amici. Lui Michel il protagonista, con le sue paure e le sue incertezze si trova improvvisamente al centro forse di un complotto, ma no diciamo troppo, al centro della vita con giochi apparentemente leggeri, giochi che diventano finzioni con funzioni che diventano giochi pericolosi. Ho immaginato questa storia ironica, comica, facile, ma con dei risvolti e uno sviluppo drammatico, come una sorta di carillon: la scena gira su se stessa come una scatola dei primi del 900, giocattolo infantile come infantile è Michel, l’unico che cercherà in maniera dolorosa la verità da lui tradita. Dentro questa scatola le quattro bambole che troveremo non sono certo bambole rassicuranti, ma sono bambole crudeli in questo mondo che stiamo vivendo e tutti e quattro, chi più chi meno, navigano e naufragano in un mare pieno di voglia di tenerezza. Alla fine, si sentirà la voglia di abbracciare il protagonista e di rassicurarlo: il nuovo giorno è pronto a venire mentre gli altri tre lo guardano dolenti, superficiali, in un cambio totale della propria esistenza. Zeller resta lì immobile come in tutte le sue opere (basti pensare a Il padre o a La Giostra appunto). Lui è lì. Lui ti mostra questi personaggi quasi brechtianamente e sta a te giudicare, sta a te capire quali di questi personaggi, queste marionette, vuoi assolvere e portarti a casa, oppure giocare ancora a questo gioco pericoloso che in fondo è la vita”.

  • Prenotazioni: Botteghino teatro Lyrick 075 804 4359 (dal lunedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30)  

Giovedì 24 gennaioalle ore 21.00 al teatro degli Illuminati di Città di Castello Mediterranea, la coreografia più rappresentata nel mondo del coreografo Mauro Bigonzetti, riproposta oggi, a venticinque anni dal suo debutto, con diciotto danzatori solisti della Daniele Cipriani Entertainment. Costruito con momenti di insieme alternati a passi a due, il balletto si dipana mettendo in risalto forza giovanile e bellezza, energia e velocità. I due protagonisti maschili, l’Uomo di Terra e l’Uomo di Mare, fungono da filo conduttore dello spettacolo. Alter ego l’uno dell’altro si incontrano e si scontrano in un complesso intreccio di sostegno e dipendenza reciproci. Tutta la danza è costruita nella coesistenza di emozioni opposte: movimenti energetici e scanditi si alternano a passaggi estremamente lirici. Il grande affresco Mediterraneo si chiude in un grande abbraccio finale tra i danzatori come simbolo di unione tra le diverse culture che animano questo Mare Nostrum. La coreografia è magistralmente supportata dalle splendide luci curate da Carlo Cerri che sottolineano le diverse atmosfere evocative del balletto. Nonostante i venticinque anni trascorsi questo balletto è più che mai attuale perché specchio di queste nostre terre in cui tuttora si confrontano e si scontrano culture apparentemente diverse ma con una comune radice: il Mediterraneo. 

  • Prenotazioni: Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell’Umbria 075 57542222 (tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20).  

Venerdì 25 gennaio alle ore 21.00 al teatro Bertolt Brecht di Perugia La fata delle bambole,balletto di danza classica che vedrà protagonisti gli allievi del Centrodanza Spazio Performativo nella coreografia originale riadattata da Marzia Magi e Daniela Pascolini. Nel 1903 Lo Zar commissionò per il teatro dell’Hermitage una produzione della “Fata delle Bambole”. Il successo fu tale che il lavoro venne immediatamente ripreso al Teatro Marijnsky. Leon Bakst si era distinto a tal punto nella creazione dei costumi che dodici bozzetti vennero riprodotti come soggetti di cartoline. Il corpo di ballo era costituito dagli allievi delle Scuole Imperiali e tutt’ora a riproporlo sono gli allievi dell’Accademia Vaganova di San Pietroburgo. In un gran negozio di giocattoli si alternano dei compratori, il negoziante esibisce loro le sue bambole: una bambola meccanica, due bambole tirolesi, la bebé meccanica, due coniglietti, due bambole cinesi, una bambola francese, due bambole russe, tre bambole giapponesi, due Pierrots ed infine la Fata delle Bambole. Suona la mezzanotte: le bambole prendono vita, ballando una dopo l’altra fino alla danza finale attorno alla Fata delle Bambole. 

Venerdì 25 gennaioalle ore 11.00 e alle ore 21.00 al teatro Giuseppe Mengoni di Magione il Comune di Magione e il Teatro Stabile dell’Umbria presentano Re-cordis esperimenti per riportare al cuore ciò che non ha conosciuto, un incontro guidato da Vittoria Corallo. Come possiamo avere memoria di quello che non abbiamo vissuto? Se la “memoria” è quell’attività cerebrale che, attraverso l’immaginazione, ci permette di ripercorrere e rievocare esperienze del passato, quali tracce seguiamo nella Giornata della Memoria, se nessuno di noi è stato presente durante i fatti che vogliamo ricordare? Ci viene incontro l’etimologia del verbo “ricordare” recordari, che contiene la parola “cor” che significa cuore, e il prefisso “re” che indica qualcosa che si fa di nuovo, “ri-cuore” (?), di nuovo cuore, di nuovo al cuore, o come articolò Eduardo Galeano “Ripassare dalle parti del cuore”. Il teatro è un’attività molto simile a quella della memoria, si innesca attraverso la metafora, la traduzione metaforica di sentimenti, storie, personaggi, e si ricrea, ed evoca in chi partecipa, sia negli attori che negli spettatori, un’esperienza, immaginata, ma che lascia tracce dentro di noi come se fosse accaduta davvero. Ingresso libero. 

“Per questa Giornata della Memoria – dice Vittoria Corallo – vorrei proporre un percorso da fare insieme a chi sarà presente in platea, un esperimento a cui partecipare in tanti attivamente, per avvicinarci a una storia orribile dell’umanità, lontana da noi nel tempo, ma che possiamo intravedere anche nel nostro presente. Utilizzerò diversi strumenti teatrali, letture interpretazioni esercizi o percorsi creativi per attivare l’empatia nei confronti di una storia, in questo caso per avvicinarci all’Olocausto. I testi che verranno presentati, o su cui svilupperò la mia esplorazione, hanno come fulcro la comunicazione che veniva fatta, o che non veniva fatta, in Germania e in Italia, sui Lager. E allo stesso tempo su testimonianze che non si allineavano a quella comunicazione. Vorrei indagare sulla consapevolezza delle persone per cui quella storia era presente; come veniva adulata o fortemente manovrata dalla stampa e dalla propaganda, e domandarci se anche oggi questo possa essere rilevante. Cercherò di affacciarmi a storie parallele, che esistono in altre circostanze storiche, di simili crimini contro l’umanità, anche più recenti, anche odierne, che sono passate in sordina o sono state comunicate nel loro presente in modo inadeguato. Per cercare di capire se oggi possiamo guardare con orrore al nazismo, e coltivare lo stesso orrore per quel seme di violenza e atrocità che forse si cela da qualche parte anche nel nostro presente. Io mi chiedo se la nostra indifferenza o la nostra partecipazione può far pendere la storia da una parte o dall’ altra, e vorrei che questa domanda con fosse consegnata a chi ci sarà. La questione dell’umanità: quando lottiamo per qualcosa che va oltre il nostro proprio bene; e quando invece ci fermiamo, forse, di fronte alle storie che sono oltre i nostri confini, oltre le nostre case”. 

Venerdì 25 gennaioalle ore 21.15 al teatro Lyrick di Assisi Play,uno dei più grandi successi internazionali della compagnia Kataklò che torna a grande richiesta nei teatri italiani dopo quasi dieci anni di tour mondiali di grande successo. L’inconfondibile stile visionario della coreografa Giulia Staccioli, fondatrice e coreografa della compagnia dal 1995, è al centro dell’assoluta spettacolarità della performance. “Play” è stato definito “una scossa dell’anima”, strutturato in quadri, ha la capacità di inghiottire lo spettatore in un incantesimo ipnotico e immaginifico. Intuizioni geniali alludono al mondo acquatico di creature fantastiche che guizzano come sirene immerse in atmosfere lunari. A tratti le coreografie virano inaspettatamente nell’ironico senza mai perdere però la loro poetica evocativa. I sette performer in scena giocano a costruire storie attraverso oggetti di uso comune che diventano strumenti per sperimentazioni beffarde o drammatiche: biciclette, una porta da calcio, una racchetta da tennis, palloni, occhiali e scarponi da sci, affreschi di sport che pulsano nel nero del palcoscenico ed esplodono in mille forme e colori. L’ordine delle cose si perde e si ricrea attraverso la sensibilità e l’ironia della coreografa che, senza perdere la consapevolezza della fatica e dei sacrifici che si celano dietro ad ogni successo sportivo, non smette di giocare offrendo diversi livelli di lettura allo spettacolo. Cartoline di sport da luoghi ed epoche lontani. Ci sono immagini e suoni di Play che rimangono nella memoria. Visioni e variazioni capaci di cogliere nuove sfumature di discipline finalmente libere dalla tensione della competizione. Un’entusiasmante alchimia tra l’energia dirompente del gesto atletico e l’armoniosa intensità della danza. L’ironia che traspare è a tratti irriverente ma sempre vivace e accattivante e il tutto è visto, vissuto e reinterpretato con un tratto coreografico nuovo, non facilmente classificabile. L’eleganza del movimento si vena di follia, il corpo raggiunge limiti lontani sovvertendo ogni regola. Una forma d’arte nuova e universale che coinvolge e stupisce con un linguaggio semplice e comprensibile oltre ogni confine culturale, linguistico, generazionale. Corpi di danzatori che giocano e creano, sfidano e sperimentano. L’uomo viene visto attraverso i propri stessi limiti. Il traguardo raggiunto è una meta sudata. Il podio una conferma della passione e della dedizione. Ali di una libertà spesso celata ma sempre ambita. Libertà che sola permette all’uomo di narrare anche attraverso il gesto atletico la propria storia. La raffinata colonna sonora, appositamente realizzata dal noto compositore Ajad, crea un filo conduttore musicale saldamente connesso allo sviluppo dello spettacolo, sostenendone la forza evocativa; mentre gli splendidi costumi valorizzano le coreografie, di cui il disegno luci coglie ogni riflesso. Elementi questi di una spettacolarità che raccoglie gli entusiasmi di un pubblico vasto e internazionale e dalla quale è difficile rimanere immuni. 

  • Prenotazioni: Botteghino teatro Lyrick 075 804 4359 (dal lunedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30)  

Sabato 26 gennaio alle ore 21.00e domenica 27 gennaio alle ore 17.00 al teatro Mancinelli di Orvieto prima nazionale di Il gabbianodi Anton Cechov, adattamento teatrale e regia di Giancarlo Sepe, con Massimo Ranieri, Caterina Vertova e con Pino Tufillaro, Federica Stefanelli, Martina Grilli, Francesco Jacopo Provenzano. Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, che per la prima volta insieme mettono in scena uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre. La storia dello scrittore incompreso Treplev, del suo amore per Nina, il rapporto di odio/amore con l’anziana madre Irina e poi tutti gli altri splendidi personaggi con le loro intense storie rivivono in questo originale spettacolo. 

  • Prenotazioni: 0763 340493

Domenica 27 gennaioalle ore 17.00 all’auditorium San Domenico di Foligno Storia del Principe alla ricerca della verità, con Emanuela Faraglia, Nicol Martini, Giancarlo Vulpes, per la regia di Enrico De Meo. Uno spettacolo per parlare ai bambini della verità e del suo contrario: la storia di un giovane principe che suo malgrado viene costretto a girare il mondo alla ricerca della Verità. Durante il suo viaggio il giovane principe scopre che sono in molti quelli che la cercano, ma pochi quelli che hanno la forza e la costanza di trovarla. Un susseguirsi di prove porterà il giovane faccia a faccia con la Verità. 

  • Prenotazioni: Fontemaggiore 075 5286651 – 075 5289555 

Domenica 27 gennaioalle ore 17.00 al Teatro di Figura di Perugia Il Gatto con gli Stivali di Enrico Spinelli, regia di Pietro Venè, burattini di Pupi di Stac. La celeberrima fiaba, conosciuta a partire dal 1600 (Basile, Perrault), è nota ai più nella traduzione di Carlo Collodi del 1875. In questa allegra versione burattinesca si prendono un po’ le distanze dall’impostazione moralistica e con vena più scanzonata ed ironica si punta l’attenzione sul personaggio del Gatto, nella cui scaltrezza il pubblico dei bambini volentieri s’immedesima, quasi ad esorcizzare le difficoltà e le inadeguatezze dei piccoli di fronte al complesso mondo degli adulti. L’allestimento si avvale di scenografie intercambiabili su tavolo. L’animazione, nascosta ed a vista, favorisce il rapporto con il pubblico che è chiamato a più riprese dal Gatto a partecipare all’azione. La storia del Gatto con gli Stivali, nelle innumerevoli edizioni letterarie e cinematografiche, è pur sempre la storia di una carriera sociale ottenuta con l’inganno. Altamente immorale, dunque, ancorché divertente ed emozionante.      Per questo motivo ci sono varie versioni che finiscono con la punizione del Marchese di Carabas e con il crollo di ogni illusione di ricchezza e benessere. Già la premessa della vicenda, un’eredità mal ripartita, è la quintessenza dell’ingiustizia. E allora? Che esempio diamo ai piccoli spettatori? A noi è piaciuto comunque tantissimo interpretare la fiaba e abbiamo cercato di rimediare a queste pecche fondamentali con una lettura scanzonata e sopra le righe, ma soprattutto inserendo la sincera confessione finale dell’inganno da parte dello sprovveduto protagonista. Vero è che l’Orco viene di fatto ucciso e derubato di tutti i suoi averi, ma si sa: nelle fiabe gli orchi e le streghe sono cattivi per definizione, pregiudizialmente, per cui devono soccombere e basta. In fin dei conti forse l’insegnamento più giusto è proprio quello di mostrare come nel mondo sia inevitabile un po’ di ingiustizia e che chi vuole farsi strada deve aiutarsi con l’ingegno e con una piccola dose di furbizia. 

  • Prenotazioni: 075 5730826

Domenica 27 gennaioalle ore 17.00 al teatro Bertolt Brecht di Perugia Becco di ramedel Teatro del Buratto, tratto dall’omonimo libro di Alberto Briganti. Una storia vera. La storia di un’oca Tolosa che una notte, per proteggere l’aia e il pollaio, in una lotta furiosa con una volpe, perde la parte superiore del becco rischiando di non poter sopravvivere. Ma un veterinario, il dottor Briganti, ha un’intuizione geniale e crea una protesi di rame che le permette di continuare a vivere una vita normale nonostante la disabilità acquisita. Lo spettacolo narra la sua storia, i bambini possono immedesimarsi nel nostro protagonista che, ancora pulcino, viene portato nella fattoria dove si svolge l’intera vicenda. E qui, incontra gli altri personaggi: le galline, tre vecchie zie brontolone dal cuore tenero, i maiali, marito e moglie, che diventano genitori adottivi affettuosi e inseparabili e la cicogna, viaggiatrice instancabile che conosce il mondo, ideale di bellezza e libertà. Le relazioni che si instaurano tra i personaggi, hanno una loro evoluzione che procede di pari passo con la crescita del protagonista e con l’avvenimento più importante di tutta la storia, la perdita del becco. La metafora del mondo animale ci aiuta ad affrontare con la giusta leggerezza ma con profondità temi importanti come quelli della diversità, della disabilità e dell’importanza di essere accolti, accettati e desiderati nonostante una fisicità diversa o un’abilità diversa rispetto a quelle ritenute “normali”. Il desiderio è quello di dedicare questo spettacolo a tutti i “brutti anatroccoli” e a tutti quei bambini che, nonostante un’avventura ingiusta che ha portato ad una disabilità acquisita, trovano la forza e il coraggio di ri-innamorarsi della vita.

  • Prenotazioni: Fontemaggiore 075 5286651 – 075 5289555

Domenica 27 gennaioalle ore 17.30 e alle ore 21.30 al teatro Thesorieri di Cannara Confino, frammenti per una tragedia mancatadi Alessandro Tampieri. La vicenda di un confinato per pederastia nell’Italia fascista diventa una riflessione politica, sociale e umana su un capitolo cruciale non solo del movimento LGBT ma di tutto il nostro paese. Confino ha una struttura in 18 scene che come frammenti cercano di ricomporre i pezzi della vita di Angelo P. Personaggio dichiaratamente inventato per portare in scena la verità di tante storie ancora chiuse negli archivi. Ispirato al clima che ha caratterizzato l’Italia nel ventennio fra le due guerre, il testo affronta il tema dell’omosessualità e della sua condanna a una strategia di silenzio e occultamento. Il monologo ripercorre i momenti chiave quali l’arresto, la condanna, la vita al confino, il richiamo alle armi e il ritorno a casa, trasformandosi in un dialogo a più voci tra l’io narrante e il resto del mondo. Un universo di parenti, amanti, medici, poliziotti, preti, compaesani e compagni che renderanno ancora più duro il senso di solitudine con cui il protagonista finirà per confrontarsi tragicamente. 

  • Prenotazioni: 338 9613266