di Angelo Valentini

Sono un assiduo frequentatore dei mercatini dell’antiquariato perugino e da bibliofilo quale sono, rivolgo l’attenzione  maggiore alle bancarelle dei libri usati, il più delle volte mai letti da chi li ha posseduti. L’ultimo acquisto, un libro intonso che considero di estrema attualità, sebbene uscito in seconda edizione da Rizzoli editore nel 1993, con prefazione dell’autore risalente al 1947. Il libro in questione è: “Italia provvisoria” di Giovanni Guareschi, un profeta, un veggente che mezzo secolo fa annotava la provvisorietà delle leggi, dell’economia, della moneta. Il sistema è rimasto talmente ingarbugliato che ognuno di noi, indipendentemente dalla condizione sociale, ha bisogno di un patronato o di un commercialista per tutelare i propri interessi anche se modestissimi. Consentita questa scivolata in politica da chi mi legge, ritengo che la premessa o il prologo fossero necessari. Negli anni Cinquanta e Sessanta dirigevo delle aziende agricole di una certa importanza in provincia di Modena e Reggio Emilia e non rispettando il detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”, alla regola aggiunsi “…ma anche dove li trovi” e sposai Idilia Scandinese, “Resdora” nel senso più nobile del termine, come tutte le emiliane purosangue, poi mamma di due splendidi figli. Una data mi è particolarmente cara, il sei ottobre 1964, il nostro primo anniversario di matrimonio, assieme ad una coppia di amici scegliemmo di festeggiarlo a Roncole di Busseto, vicino la casa del grande Giuseppe Verdi, ove Giovannino Guareschi aprì un ristorante assieme alla sua famiglia; un locale dal sapore e l’accoglienza che si può ricevere in casa di comuni amici. Una serata memorabile, di quelle che rimangono impresse tutta la vita. Guareschi, dal baffo ancora nero, giacca avana tipo cacciatora, ci accolse bonariamente, intento ad attizzare la legna nel caminetto. Entrammo subito in sintonia con il personaggio tanto che ci invitò a restare una volta usciti tutti gli avventori del locale. Rimanemmo in intimità, spegnendo le luci, perché disse che nessun altra luce fosse così bella come quella del riverbero del fuoco. Le fiamme illuminavano i nostri volti in una scena d’altri tempi che ricordava la mia infanzia, quando si stava a veglia attorno al fuoco ascoltando i racconti epici dei nostri nonni. Guareschi si sciolse, affabulatore, raccontò episodi belli e brutti della prigionia nei lager tedeschi, la sua sopravvivenza, grazie a un ritornello che recitava nei momenti più difficili: “Tanto non muoio nemmeno se mi ammazzano”. I suoi compagni di baracca, lenivano la fame e la sete, grazie ai suoi racconti coinvolgenti. Anche noi rapiti dai quei racconti, osammo dirgli perché non scrivesse più polemizzando con il potere. La risposta fu: “La galera è uno sport che non mi posso più permettere”. Nel bailamme dell’ultimo conflitto lo avevano arrestato tutti senza sapere il perché. Era il tempo delle castagne, Giovannino prese una padella di ferro bucherellata cocendo le castagne poi annaffiate da una buona bottiglia di Lambrusco. La zona di Busseto allora dettava legge in fatto di gastronomia, le guide di allora parlavano del grande Beppino Cantarelli, antesignano e scopritore di grandi vini. I suoi “culatelli” erano ricercati dalle mense aristocratiche. Il menù di Guareschi lo ricordo perfettamente con il disegno del suo profilo sulla ricevuta, dove stampigliata in calce sopravvive la scritta: “…servizio buono ma lento”. Concludo ritornando all’attualità del libro che l’autore nella prefazione  descrive così: “…cartaccia da spazzatura, si dirà: ma è proprio nella pattumiera che , a saper leggere nelle cose, si trova scritta la storia segreta di una famiglia. E carta stampata ho cercato -coi tasselli del mosaico – il volto un po’ bieco e un po’ cretino di questa Italia Provvisoria che molti ingenui hanno creduto poter essere l’Italia dell’avvenire. Domani ce ne vergogneremo, e allora avremo la nostra dignità di uomini civili e sarà la pace”. Quanta saggezza, hai divulgato nei tuoi scritti, la sagace ironia degli anni ruggenti ci ha salvato da ipotetiche rivoluzioni! Grazie Giovannino, ti abbiamo stimato tanto da vivo, ora che sei Lassù, vedi di metterci una pezza, visto che nei cieli non esistono galere.