L’evoluzione grafica delle lettere dell’alfabeto nella foresta di simboli interpretata della Capitana Costanza Bondi

di Francesca Cecchini

E’ stato lo spazio conferenze “Marcello Salustri” di Mandarini Arredamenti, a Ferriera, ad ospitare gli scorsi giorni la presentazione di Archetipi Alfabetici. I significati atavici delle lettere dell’alfabeto di Costanza Bondi. Lei, la guida delle women@work, nota a Perugia per il suo impegno culturale quotidiano verso la città e non solo (tanto da ricevere, tra l’altro, il Premio Minerva Etrusca nel 2013, sezione Letteratura), ci ha accolto fra amici e curiosi accorsi per conoscere, dopo il già ben collaudato Alfabestoria, il nuovo viaggio di ricerca all’interno degli aspetti ancestrali che derivano dai significati simbolici delle lettere dell’alfabeto.

Come nasce l’idea del libro?

Il mio è uno studio iniziato cinque anni fa con la pubblicazione di Alfabestoria, un testo che parla prettamente dell’evoluzione grafica delle lettere. Questa ricerca si è poi concretizzata, oggi, nella sua parte archetipica, in questo volume, che è quella che mancava al libro precedente.

Una ricerca basata…

È una ricerca basata su alcuni aspetti ancestrali, derivanti dai significati atavici delle lettere dell’alfabeto. Si tratta pertanto di un libro che affronta gli archetipi e i significati associati alle lettere, in associazione a una foresta di simboli ad esse ricollegabili o associabili.

Cosa troverà il lettore nel libro?

Con questi archetipi alfabetici avremo una storia che sembra una favola, quella storia che racconta dell’uomo. Un uomo che è un animale come gli altri ma che diventa speciale, nel bene e nel male, ben inteso, nel momento in cui riesce ad usare i suoni non più solo per le emozioni. L’uomo, oltre il linguaggio riesce a sviluppare anche delle lingue vere e proprie e, quindi, la trasmissione del sapere.

Leggiamo all’interno di Archetipi Alfabetici, un libro sicuramente rivolto ad un più alto target di lettore rispetto al precedente, la prefazione di Stella Carnevali, giornalista e sociologa, presente alla tavola rotonda con Chiara Pavini, che ha curato le letture tratte dal libro, Marco Mandarini, padrone di casa, e Luigi Reggiani, rappresentante dello sponsor FINECO. Anche un “tocco d’arte” ad accompagnare la Bondi con la mostra allestita ed inaugurata per l’occasione con i lavori di Jelena Panjkovic, “nelle cui opere – asserisce Mandarini – si vede benissimo la geometria frattale, un’alchimia spirituale che rimanda al libro”. Dopo un breve intervento di Reggiani, si è entrati nel clou della presentazione con la Carnevali, intervenuta non solo in qualità di giornalista, ma anche di amica di vecchia data (una delle forze delle “women” è, infatti, spesso, il senso di amicizia e rispetto che le unisce e il muoversi compatte a sostegno l’una dell’altra). Stella Carnevali definisce l’autrice “un’archeologa, parola che riunifica in sé le due conoscenze che normalmente si tengono separate nell’istruzione, ad esempio, a scuola, ovvero la conoscenza scientifica e quella umanistica. Essere archeologo significa essere persona scientificamente competente ma, contemporaneamente, anche umanisticamente preparata. Costanza, dopo 5 anni di lavoro lunghissimi, ha messo insieme tutte queste tracce trovando un fil rouge tra popoli anche lontani da noi non solo come antichità, ma anche geograficamente, scoprendo appunto che ci sono delle identità comuni a molte di queste realtà che noi non avremmo mai immaginato”. Un sentiero di cui Costanza Bondi dà la sua interpretazione, senza arrogarsi il diritto di considerarla verità assoluta, lasciando il lettore libero di condividere la sua opinione.