“Sogno” ad aprire la stagione di teatro ragazzi del Brecht di Perugia. In scena quattro attori ben assortiti diretti da Beatrice Ripoli accompagnano il pubblico in una delle più belle commedie di William Shakespeare. Rivisitata a misura di bambino, la pièce si trasforma in un viaggio onirico molto coinvolgente che rimanda al concetto di “amore” in tutte le sue forme

di Francesca Cecchini

Un vero e proprio viaggio onirico, in bilico tra mito e fantasia, si è aperto al pubblico al teatro Bertolt Brecht di Perugia con Sogno, nuova produzione Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale, per la regia di Beatrice Ripoli, che ha aperto la stagione di Teatro di Domenica 2017/2018, lo scorso 12 novembre. Sul palco la pièce, liberamente tratta da una delle più note commedie di William Shakespeare, Sogno d’una notte di mezza estate, ha condotto il pubblico nel Bosco delle Fate governato da Oberon e Titania, capricciosi reali del popolo incantato, e dei loro deliziosi servitori Puck e Fiordipisello. In visita anche quattro esseri umani che vengono “risucchiati”, loro malgrado, nelle stravaganti dinamiche che prendono il via in scena nel momento in cui il “sogno d’amore”, simboleggiato da un palloncino, viene spezzato da Titania che, prendendolo con sé, rompe gli equilibri e genera un bizzarro caos. Interessante appare subito la scelta dei costumi di scena che rimandano al colore del sogno d’amore (il palloncino, appunto). Un colore tenue che accoglie e non invade lo spazio visivo.

La scenografia è minimalista e la natura è evocata in tutto il suo splendore grazie all’utilizzo di alcune maschere ideate e create artigianalmente dalla stessa Ripoli (indossate dagli attori che le usano per passare da un ruolo ad un altro), dai suoni boschivi che accolgono lo spettatore già prima dell’apertura del sipario, quasi a volerlo accompagnare timidamente per mano, da un suggestivo gioco di luce e da una brezzolina di aria fresca rilasciata gradualmente. La quarta parete si infrange silenziosamente e lo spettatore è catapultato su un prato immaginario dove è libero di scegliere se entrare o meno nel bosco per vivere il “suo” sogno d’una notte di mezza estate.

Seppur impossibile riportare interamente la commedia del bardo inglese in uno spettacolo per ragazzi, la regista con grande abilità sceglie i momenti salienti del testo originale e, come Shakespeare, ci porta a cogliere il tema dell’amore, affrontato in tutta la sua bellezza ma, al contempo, dimostrandoci quanto sia facile il tormento quando questo non è ricambiato. I toni sono però delicati e la drammaturgia briosa, sul filo di un ritmo scattante di battute a misura di bambino dei quattro comprimari, alleggerisce il messaggio, rendendolo accessibile a tutti i presenti, indistintamente dall’età.

Guardando oltre la dimensione amorosa, percepibile è anche l’accezione più completa del sentimento che emerge in scena in tutte le sue forme. Grazie infatti alla magia della viola del pensiero, si offrono allo spettatore diversi spunti di riflessione come, tra gli altri, Il concetto di diversità, molto attuale ai nostri giorni. Superando la superficialità del primo sguardo (l’escamotage è la magia del siero d’amore che, nella realtà, potrebbe tramutarsi, secondo noi, in una propensione ad una mentalità più aperta), le barriere sociali e culturali possono essere abbattute e il “diverso” diventa uno di noi. E di lui (che sia un somaro, un principe o un essere fatato) ci si può anche innamorare. Ancora, ci appare di intravedere nel rapporto tra i reali e i servitori, un rimando alle dinamiche familiari. Ad un certo punto della sua crescita, il bambino (Puk/Fiordipisello) perde l’ingenuità e si ritrova a confrontarsi con dei genitori (Oberon e Titania nel caso specifico) che, realizza, non sono le figure perfette della sua immaginazione, ma essere umani dalle mille sfaccettature con tutte le loro fragilità, incoerenze, insicurezze e difetti. In quel momento il bambino deve compiere una scelta. Può scegliere di amare a prescindere. Nel complesso, dunque, un ottimo spettacolo per tutta la famiglia durante cui ognuno è messo in condizione di riflettere, se vuole, a seconda del proprio metro di giudizio, o di lasciarsi coinvolgere semplicemente dalla commedia e condividerne i quadri della narrazione senza forzature di sorta.

Sogno ideazione e regia di Beatrice Ripoli, con Daniele Aureli, Enrico De Meo, Greta Oldoni e Valentina Renzulli, maschere e costumi Beatrice Ripoli, foto di scena e fonica di Pino Bernabei, luci a cura di Pino Bernabei e Luigi Proietti, produzione Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale.