Domenica 28 gennaio alle 17, 30 presso la biblioteca di San Matteo degli Armeni di Perugia si terrà la presentazione del libro “La Magnitudine dell’Indigenza” di Girolamo Grammatico

di Floriana Lenti 

Se le stelle si fanno scorgere attraverso la loro magnitudine, Girolamo Grammatico è a testa in su e sollevando l’indice verso di loro ce le illustra, le colloca nello spazio e nel tempo e come solo un astrologo saprebbe fare, ci avvicina a loro e ce ne restituisce il senso. E qual è il senso più profondo se non lo spettacolo di saper dare un nome a chi non ce l’ha, di saper restituire una posizione di privilegio a chi viene considerato ultimo? Il risultato è esilarante; è lo show che si può compiere in una notte d’estate. E se le stelle fossero portate qui sulla terra, tra di noi, per le vie di una città, Girolamo Grammatico potrebbe definirsi “l’operatore poeta” che ci racconta come tra i marciapiedi si può brillare. La luce, dalla più intensa a quella più tenue, non si arrende, buca il buio fino a quando c’è quel briciolo di umanità che consente di fermarsi, osservare, ri-conoscere. Facile sarebbe voltare lo sguardo e proseguire dritti. E invece no, Girolamo Grammatico attraverso le sue poesie ci inchioda di fronte al firmamento terrestre e ci fa capire con forza qual è la linea sottile che c’è tra il valore della povertà e la desolazione della miseria.

Sono passati diversi anni da quando conobbi Girolamo Grammatico. Sarà stato il 2005, forse il 2006; c’era ancora il Myspace e non era ancora arrivato per noi il tempo di Facebook, le giornate si riempivano dei colori di lavori sociali che mettevano le radici nei concetti di pace e diritti umani. C’era, già allora, un mondo di poesia in via di esplosione e arrivò per Girolamo il tempo di pubblicare “Poesie senza Asdl” con Perrone editore. C’erano serate con amici che provenivano da ogni parte d’Italia e c’erano iniziative che tuttora proseguono come “Citofonare Interno 7”. C’erano dipinti come quelli di Cristiano Peluso, le recensioni di Rossano Astremo e melodie di vari artisti che ora padroneggiano il panorama musicale nazionale. E c’erano i suoi occhi azzurri e profondi che già sprigionavano il desiderio di restituire sogni e dignità a chi li aveva perduti. Oggi, tra le pagine de “La magnitudine dell’indigenza” (l’Erudita edizioni) trovo la realizzazione di un percorso compiuto seppur in evoluzione. Amo definire Girolamo Grammatico “scrittore di strada” perché immagino i suoi passi lenti e rispettosi tra i cartoni stesi sull’asfalto, il suo cuore attento a percepire e restituire emozioni, la sua mente impegnata a farsi domande più che a celebrare risposte. “Girolamo, che cosa sono i sogni?” mi verrebbe da chiedergli. Poi continuo a leggere le sue parole precise, selezionate, pungenti e capisco che forse i sogni sono cose semplici: granelli di sabbia, un bicchiere di vino, un sorriso. Ma i sogni sono anche cose parecchio complesse, che a volte diamo per scontate, a volte addirittura le abbiamo a portata di mano e non sappiamo afferrarle: la certezza di un caffè caldo domani mattina appena svegli, la realizzazione di una famiglia, la possibilità di riabbracciare un amico. Domenica 28 gennaio alle 17 e 30 alla Biblioteca di San Matteo degli Armeni di Perugia avrò modo di parlare con l’autore del suo libro “La Magnitudine dell’Indigenza” e di molto altro e sono sicura che gli dirò: “Scusa, Girolamo, prima di andare via, prima di riprendere il treno e ritornare a Roma, ancora un attimo: spiegami, per favore, per cosa vale davvero la pena lottare?”. Immagino il suo volto, il suo sguardo e sento la sua voce dall’accento vagamente siciliano, che mi dice: “…voglio lottare, per una parola nascosta dietro il cemento dell’ignoranza seduto sull’uscio dei miei sogni anche oggi”.