Una struttura di pregio che rappresentava una delle tappe del pellegrinaggio verso la Santa Casa di Loreto. Un luogo in parte ristrutturato che cerca fondi per tornare all’antico splendore

Uno splendido luogo. Tanto splendido quanto poco noto. E’ il Santuario di Mongiovino, a Panicale, due passi dal lago Trasimeno. Luogo sacro, noto per i miracoli già dai primi del 1500. Un luogo che ha visto una ristrutturazione parziale nel 2000 ma che avrebbe bisogno di un’attenzione più profonda. Esiste già un progetto, ma a mancare sono i fondi per affrontare i lavori. Facciamo un viaggio tra i vari aspetti del  Santuario mariano, da quelli religiosi a quelli artistici.

struttura

Il progetto originale del  Santuario, che risale a 500 anni fa, da alcuni è stato attribuito al Bramante. Pur non essendovene certezza rimane il fatto che la struttura ha una forma tipica delle opere dell’architetto rinascimentale, esternamente quadrata e con una pianta interna a forma di croce greca. Molti furono gli scalpellini che lavorarono nel  Santuario della Madonna di Mongiovino tra cui Lorenzo da Carrara e Bernardino da Siena che decorarono con bassorilievi a tutto tondo gli stipiti degli archi dei portali abbellendoli con decori di eccezionale bellezza. Il  Santuario si presenta come un grosso cubo le cui quattro facciate sono caratterizzate da altrettante “lastre prospetto” o “ventarole” in pietra arenaria intagliata a grossi blocchi scandite da ordini di lesene giganti; sono, poi, completate da timpani a terminazione orizzontale e quattro rosoni al centro. Sulla facciata di ingresso si trovano due grandi portali riccamente scolpiti, posti simmetricamente uno sul fronte nord ed uno sul fronte sud, ornati da doppi ordini di colonne e protetti da due tetti sporgenti che, formando dei pronai, preannunciano l’altare interno, anche questo caratterizzato da colonne sporgenti e racchiudente l’immagine miracolosa della Madonna. L’interno, quadrato, caratterizzato da quattro cappelle (entrando dall’ingresso principale, partendo da sinistra e procedendo in senso antiorario: Cappella della Resurrezione, Cappella dell’Ascensione, Cappella della Madonna del Rosario, Cappella della Madonna) sugli spigoli attestate sugli angoli che formano, così, la croce inscritta nel cubo. Ogni cappella sormontata da una piccola cupola più bassa. L’effetto che se ne ricava entrando da entrambi i lati è di visione-contemplazione della Vergine, mentre al centro e lungo l’asse direzionale, alzando lo sguardo, si può ammirare la “croce gloriosa”.

L’apparato architettonico della chiesa si pone anche come elemento unificante con l’apparato decorativo che, commissionato dai Massari del  Santuario nella seconda metà del ‘500, verrà completato a settori, e che vede come colore predominante il verde unito a dorature. Impianto architettonico e decorativo vogliono essere così la rappresentazione simbolica del Paradiso Terrestre. Alla decorazione del  Santuario si alternarono i maggiori pittori operanti nel territorio perugino a quell’epoca.La chiesa fu consacrata nel 1646 dal Vescovo di Città della Pieve Reginaldo Lucarini. Nelle cappelle angolari gli altari originali contemporanei alle pitture cinquecentesche furono demoliti e sostituiti dalle attuali macchine d’altare.

Il completamento del  Santuario fu portato a termine con la costruzione o la ristrutturazione delle Pie Case sui lati sud-est e sud-ovest in cui fu inglobata anche la fonte, e il rifacimento completo della piccola chiesa di San Martino, nel 1728. Il campanile, a due ordini di timpani sovrapposti in cotto rosso, del 1775, progettato dall’architetto Francesco Tiroli ed eseguito da Giovan Battista da Lugano. Anche qui sono presenti elementi con forte valenza simbolica in quanto rappresentazione di attributi della Vergine già prefigurati nell’Apocalisse e presenti nelle litanie del Rosario. Interessante anche l’inquadramento territoriale: tra il XV e il XVI secolo, insieme a quello di Mongiovino vennero costruiti, nella zona, anche altri Santuari che formano una vera e propria corona intorno al Lago Trasimeno.

 Ristrutturazione

Il  Santuario è stato in parte restaurato in occasione e con i fondi del giubileo dell’anno 2000, grazie ad un accordo di programma stipulato tra il Comune di Panicale, la Regione Umbria, la Soprintendenza di Perugia, la Curia di Perugia e il Comitato di S. Maria Assunta. Il progetto di restauro ha riportato alla luce affreschi e dipinti nel loro colore e splendore originale. Stessa sorte, invece, non ha avuto l’esterno del  Santuario ma nemmeno la struttura portante e le fondamenta. Vi è infatti un progetto, tra l’altro già approvato, ma a mancare sono i fondi per farlo diventare operativo.

Dal racconto del miracolo di Mongiovino si legge “Va’, o Andreana, e di’ agli uomini di Mongiovino che mi levino queste macchie attorno e nettino il Luogo e vi facciano una piazza”. Un’esortazione a far cessare l’incuria e fare del posto un luogo sacro. Quella piazza e quel  Santuario, però, oggi rischiano sempre più di sopperire al tempo che passa. Da qui il progetto di recupero, diviso in due fasi. La prima consiste nella messa in sicurezza della struttura, nel completamento delle demolizioni delle zone pericolanti, nell’allontanamento dei detriti e dei materiali precipitati all’esterno e all’interno dei locali e una seconda fase per il consolidamento vero e proprio partendo dalle fondamenta. Se il progetto troverà i giusti fondi si avranno numerose migliori. Lo scopo della ristrutturazione non è solo quella di conservare un bene culturale ma anche quello dello sviluppo del territorio e del ripristino di uno dei più importanti luoghi di culto dell’Umbria. L’intervento relativo al Complesso del Suntuario di Mongiovino rientra in un contesto ben più ampio che è quello dello sviluppo e la valorizzazione del territorio del Comune di Panicale. Oggi, infatti, la chiave di lettura di questo settore è “fare sistema”. Non si può più pensare ad un valido sistema turistico senza la valorizzazione del territorio della sua storia ed alla sua cultura né tanto meno al suo mantenimento. Il complesso di Mongiovino è al centro di un sistema che vive di cultura, religione ed attività nel territorio. Non salvarlo e valorizzarlo sarebbe un peccato, in tutti i sensi.