di Francesca Cecchini

Senza connessione logica o un filo conduttore visibile agli occhi, la mostra del fotografo amatoriale Roberto Leonardi si apre al pubblico con la semplicità (o complessità) emozionale di chi ama isolarsi e riscoprire scorci e bellezze nascoste dell’Umbria e delle Marche.

Senza connessione logica o un filo conduttore visibile agli occhi, la mostra del fotografo amatoriale Roberto Leonardi si apre al pubblico con la semplicità (o complessità) emozionale di chi ama isolarsi e riscoprire scorci e bellezze nascoste dell’Umbria e delle Marche.

Saranno gli ambienti del Park Geal di Città di Castello ad ospitare da venerdì 9 ottobre (inaugurazione ore 19) “Senza filo apparente” la mostra fotografica di Roberto Leonardi che, come egli stesso asserisce, non vuol proporre un reportage mirato a divulgare messaggi specifici ma ha l’unico scopo di condividere emozioni e paesaggi assaporati durante alcuni momenti di visita a città e piccoli borghi umbro-marchigiani. “Nella mia visione della fotografia – scrive Leonardi in una nota di presentazione – , e non solo, potrei dire in generale, si mescolano due piani, quello reale e quello più personale, quasi onirico, quello dove prendono forma le suggestioni nate dalle cose, siano libri, film, musica o fatti personali”, attimi, luoghi, movimenti e persone che hanno colpito l’occhio del fotografo condizionandone, a volte, lo scatto stesso.

Ciò che (non) lega le immagini – il (non) filo, appunto – è il riuscire ad intuire il ritmo del “caos” esposto. Il consiglio, dunque, è quello di lasciarsi trasportare dal percorso sensoriale senza soffermarsi troppo a cercar di trovare necessariamente un ordine logico. Osservando alcune immagini in anteprima e facendoci, anche noi, trasportare dalla libera interpretazione (che pare poi essere l’intento dell’esposizione), abbiamo deciso di scoprire qualcosa di più di questa assenza di “filo apparente” e conoscere più da vicino Roberto Leonardi che nella vita quotidiana si occupa prevalentemente di ricerca e vendita di libri fuori catalogo, stampe antiche e collezionismo sportivo cartaceo…

Innanzitutto, come nasce la tua passione per la fotografia?

“Ho sempre subito il fascino della fotografia ma è in questi ultimi due anni che ho dato una continuità giornaliera a questa passione, come fosse un’esigenza. Difficile spiegare perché e come sia sviluppata questa ostinata costanza. Non lo so neanche io. In realtà ho seguito questo istinto senza farmi domande”.

Perché decidi di condividere le tue emozioni intime (nascoste ma che potrebbero essere intuite dalle immagini) con il pubblico?

“Credo che, per quanto condivise, poi, le emozioni restino mie. Nessuno alla fine potrà mai “sentire” un’immagine allo stesso modo di chi l’ha scattata. Però, man mano che mostravo le mie fotografie agli amici, loro gradivano (o forse gradivano in quanto amici) e mi incoraggiavano ad allestire una piccola esposizione. Così nasce l’idea della mostra”.

Nella nota di presentazione dici di “non voler mandare messaggi”. Nella mostra ogni fotografia sarà accompagnata da una didascalia. Non credi che ciò possa influenzare il pubblico?

“In ogni fotografia ognuno è libero di vedere e percepire ciò che gli arriva in base alle emozioni che l’immagine suscita al momento. Dipende molto dal background personale. Ti faccio un esempio. Prendiamo l’immagine di una bicicletta: a qualcuno può sollecitare il ricordo del proprio padre che lo andava a prendere a scuola, ad un altro può ricordare una gita piacevole legata, magari, ad una persona speciale. A me qualsiasi bicicletta riporta alla mente “Bartali” di Paolo Conte e le giornate di primavera passate sotto il sole ad aspettare il Giro d’Italia o a guardare il Tour de France…

Ovviamente in una didascalia non posso esprimere concetti ampi legati alla mia memoria o alle mie sensazioni. Posso però scrivere qualcosa che faccia capire qual è la scintilla da cui parte l’idea della singola fotografia che si sta osservando. Principalmente avremo comunque estratti di canzoni, libri e film noti”.

In base a cosa hai scelto le frasi e gli autori delle didascalie?

“La mia fotografia spesso nasce dal verso di una canzone o fra le pagine di un libro che si concretizza all’improvviso. E, aggiungo, inconsapevolmente perché, a volte, mi è capitato di farlo spontaneamente e di accorgermi dopo del legame evidente che si era creato tra l’immagine e le parole”.

Questa passione si lega in qualche modo al tuo lavoro o, a volte, può influenzarlo?

“Sono sicuramente collegate. Non considero la mia occupazione solo un lavoro, perché mi permette di vivere in mezzo alle cose che mi piacciono. Mi capita spesso, infatti, di trovare e focalizzare la mia attenzione su immagini di ogni tipo ed ogni epoca ovunque, dalle stampe antiche alla grafica pubblicitaria di tutto il ‘900, dai libri d’arte alle riviste di attualità. La fotografia, più che influenzare il mio lavoro, dunque, lo rallenta a volte. Capita che io mi perda osservando ciò che propongo nel mio negozio online, oggetti che vanno al di là del loro aspetto commerciale”.

Secondo te, la fotografia è un modo per esprimere le proprie emozioni o, al contrario, per ricercarle dentro di sé?

“Secondo me entrambe le cose. Per esprimere emozioni devi comunque scavare un po’ dentro di te, devi andare a vedere dove nasce questa tua sensibilità. Anche se non ti poni la domanda al momento dello scatto, è da là che viene”.

Oltre la passione per gli scatti, sei anche un maratoneta. Durante le varie gare sei dall’altra parte dell’obiettivo. Tu sei il “soggetto” fotografato. Cosa si prova a vedere le proprie emozioni catturate da un fotografo?

“Mi fa molto piacere. E’ il punto di vista di un’altra persona su di me, in momenti particolari, a volte anche duri e difficili, ma comunque legati ad una sfera che appartiene al divertimento, e, tra l’altro, mi permette di arricchire l’archivio di ricordi insieme alle medaglie. Medaglie di partecipazione – ci dice sorridendo -, di vincere non se ne parla!”.

Una curiosità… se dovessi ricominciare da capo studi, esperienze, sceglieresti la fotografia quale base per costruire la tua vita lavorativa?

“Non so. Il mio approccio alla fotografia è nato, come tutti i miei interessi, d’istinto e in modo casuale, senza forzature. Un approccio che forse è la chiave di ciò che posso definire soprattutto passione”:

In ultimo, ti andrebbe di condividere con noi quale tra le immagini della mostra senti più tua e perché?

“La mia immagine preferita è quella che ritrae due personaggi che camminano lungo uno stretto vicolo dopo aver oltrepassato un segnale di “Stop”. L’ho infatti scelta per la locandina ufficiale. La scattai durante un torrido pomeriggio della scorsa estate in Emilia Romagna. Stavo passeggiando da solo quando, nel centro storico di quella che, allora, mi apparse come una Rimini felliniana (NdR. Federico Fellini è uno dei registi preferiti da Leonardi), vidi passare un prete e un uomo che spingeva una bicicletta. Parlottavano tra loro e io mi ritrovai per un attimo ad osservare una scena che sembrava di altri tempi e a fantasticare sui loro discorsi. La cornice del vicolo rendeva poi tutto più suggestivo. In quel momento ho scattato. Il tempo si è fermato e quell’immagine l’ho “sentita” mia. Per la citazione che accompagna questa fotografia ho scelto le parole di Andrea Pazienza (NdR. Fumettista e pittore italiano), altra mia grande passione: Finché del crepuscolo non s’alzerà il pulviscolo”.

“Senza filo apparente” si protrarrà fino al mese di dicembre 2015. Orari di apertura: dalle ore 15 alle ore 18.