di Francesca Cecchini

Si è conclusa sabato 3 ottobre la III edizione dell’Umbria Guitar Festival, manifestazione musicale promossa dall’Umbria Guitar Society, sotto la Direzione artistica del Professor Sandro Lazzeri

Scopo della kermesse, promuovere la diffusione (e la cultura) della chitarra classica in tutti i suoi aspetti tramite concerti che consentano la creazione di rapporti umani. Durante i mesi estivi (generalmente Umbria Guitar Festival si svolge dal mese di giugno al mese di settembre o ottobre a seconda della disponibilità degli artisti partecipanti), viene infatti a crearsi un rapporto di “interscambio – ci spiega il Professor Lazzeri – fra varie realtà non solo nazionali ma internazionali. Dopo la prima edizione, che fu una sorta di test, di prova e vide in scena pochi concerti, abbiamo deciso di allargare i nostri orizzonti e creato una rete di professionisti da inserire in questo progetto di “baratto culturale”. La Umbria Guitar Society non riceve sovvenzioni né da privati, né da Istituzioni e si regge sullo scambio culturale tra artisti che si muovono per i concerti, aiutati da “sponsor naturali”. Alcune strutture ricettive ci offrono ospitalità per gli artisti ed altre realtà ci consentono di organizzare gli appuntamenti nelle varie location”.

In questa edizione, leggiamo nella locandina, c’è il tema “chitarra classica e… dintorni”…

“Quest’anno il festival è stato dedicato, come di consueto, alla chitarra classica. Lo strumento è stato però anche utilizzato, per accompagnarne altri. Ad esempio, nel concerto di chiusura, insieme a flauto e percussioni, ha accompagnato la voce di un cantante prevalentemente rinascimentale. Sabato, alla chiesa di Santa Maria Ausiliatrice di Perugia, seguendo un apposito percorso della vita delle canzoni, le melodie sono state riarrangiate in quella che definirei una chiave “soft-rinascimentale”. Canzoni di Finardi, Branduardi, fino ad arrivare ai Righeira…”.

Il riscontro del pubblico durante il festival?

“Il festival è stato molto seguito. Ne siamo soddisfatti perché essendo un’associazione che cammina sulle proprie game, senza appoggiarsi, come dicevo prima, a sponsor, noi diffondiamo l’evento da soli, contiamo solo sulle nostre forze e ci muoviamo tramite i social networks, inviando mail e facendo noi stesso anche volantinaggio”.

Gli artisti che si esibiscono durante il festival sono locali?

“No, anzi, gli artisti che ospitiamo sono quasi tutti provenienti da territorio nazionale e non locali. Abbiamo anche ospiti internazionali. Quest’anno, ad esempio, si è esibito uno dei più grandi chitarristi messicani, l’anno scorso due musicisti provenienti dall’Argentina e dal Brasile”.

In attesa della prossima edizione, l’inverno sarà momento di preparazione o avete altri progetti?

“In realtà stiamo decidendo se spostare l’Umbria Guitar Festival al periodo invernale o meno. Anche noi dell’associazione siamo dei musicisti e veniamo spesso chiamati a partecipare a dei concerti. Non è semplice coniugare ciò con la manifestazione. Spesso ci si sovrappongono gli appuntamenti durante l’estate, tra l’altro periodo di ferie per molti, e siamo costretti a rifiutare. Pensavamo di poter iniziare la manifestazione nei primi mesi dell’anno e chiudere poi a giugno. Poi, magari, organizzare comunque qualche appuntamento estivo per non lasciar cadere il discorso”.

Una considerazione sulla conclusione di questa III edizione?

“Sono molto contento. Non mi creo mai aspettative. Non contando su nessuno non rischio di rimanere deluso. Spero comunque, sopra ogni cosa, che con questo festival si ricrei nei giovani, l’idea e la voglia di fare i musicisti, i concertisti. Un ruolo che mi sembra stia scemando sempre più purtroppo”.

Perché la scelta è caduta proprio sulla chitarra classica?

“Perché è un tipo di chitarra poco conosciuta nonostante la sua importanza. La classica è la chitarra base da cui si parte per imparare, è fondamentale”.

Lei, mi permetta, sembra comunque avere una vera e propria passione per questo tipo di chitarra…

“Io suono solo chitarra classica – ci risponde sorridendo il Professore -. Non ho un debole, ne sono proprio innamorato, è la mia passione. La suono da quando ero un bambino e difatti, è questo lo strumento che insegno a suonare”.

Ci regalerebbe un consiglio per le nuove generazioni che decidono di cimentarsi nel campo della musica?

“Persistere! Considerarla un’attività importante a tutti gli effetti. Il mondo della musica è un mondo duro come tutti gli altri ma i musicisti hanno la “fortuna” di potersi considerare i “disoccupati di lusso”. Nel bene o nel male, quello che hanno studiato riescono sempre a metterlo in pratica. Siamo precari ma possiamo comunque lavorare. Chi è competitivo in questo campo riesce a lavorare. Dunque, ripeto, persistere e metterci tanta passione”.